Nba: Antetokounmpo batte Doncic, Golden State a fatica su Phoenix

Al greco il derby tra le stelle europee, finisce 122-107 per Milwaukee. Curry guida la rimonta dei Warriors che si impongono 117-107 sui Suns. Davis fischiato dal suo pubblico


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Lo scontro tra Antetokounmpo e Doncic è vinto dal greco, autore di 29 punti nel successo per 122-107 di Milwaukee su Dallas. I Bucks conservano il miglior record della Nba. Golden State soffre a Phoenix: Curry ha percentuali basse per tre quarti di gara, ma nell'ultimo quarto trascina i Warriors alla vittoria per 117-107. Nel match tra New Orleans e Minnesota, Anthony Davis, che aveva espresso la volontà di essere ceduto, viene fischiato dal suo pubblico.

DALLAS MAVERICKS-MILWAUKEE BUCKS 107-122
È lo scontro tra le due giovani stelle europee. Da una parte i Dallas Mavericks di Doncic, con una classifica non buona (ma un futuro promettente grazie alla firma di Porzingis), dall'altra i Milwaukee Bucks di Antetokounmpo, leader della Eastern Conference. Il greco mette subito in chiaro le gerarchie, segnando i primi due canestri del match. Il primo quarto, nonostante l'allungo iniziale dei Bucks, finisce 29-29. Le prove di fuga si concretizzano nel secondo parziale, perché Milwaukee va sul +17 (62-45) a un giro di lancetta dall'intervallo lungo, trascinata dal suo uomo di punta e anche dalle triple di Bledsoe, Wilson, Lopez e Brown. I Bucks, senza il neoarrivato Mirotic, gestiscono il vantaggio, con un solo passaggio a vuoto nel terzo quarto, quando una tripla di Novitzki riporta Dallas a -7 (88-81) dopo che Milwaukee era andata anche sul +23 con una bomba di Bledsoe. Finisce 122-107. Antetokounmpo mette a referto 29 punti e 17 assist, Doncic chiude con 20 punti. Per Milwaukee è la sesta vittoria di fila: conserva il miglior record della lega (41-13) e il primato a Est. Dallas (25-29) vede allontanarsi i playoff a Ovest.

PHOENIX SUNS-GOLDEN STATE WARRIORS 107-117
I campioni in carica soffrono un inizio choc alla Talking Stick Resort Arena di Phoenix. I Suns, fanalino di coda a Ovest, vanno sul 26-9 dopo 8 minuti, trascinati da 12 punti di Deandre Ayton. Golden State reagisce con un parziale di 12-0 in chiusura di frazione, di cui 8 firmati Durant, e limita i danni al 31-26 del primo quarto. La rimonta viene completata già prima dell'intervallo lungo, chiuso sul 60-53 per i campioni. Ma c'è un problema: Steph Curry non gira. Per tre quarti di gara, il numero 30 tira con percentuali bassissime (10 punti, 2/12 dal campo, di cui solo 1/8 da tre). Ci vuole il miglior Curry per arginare la rimonta dei Suns del terzo quarto: Ayton, Bridges e Oubre Jr (25 punti) sono devastanti, e Phoenix si riporta in vantaggio all'ultimo intervallo (85-82). Il linguaggio del corpo di Curry non promette niente di buono: sconsolati lui e Thompson (anche Klay ne mette 25) durante un timeout chiamato da Kerr. Nell'ultima frazione, però, Steph inizia a giocare: ulteriori 10 punti, 4/5 dal campo e due triple che guidano la rimonta dei Warriors, sotto 94-88 ma capaci di infliggere un parziale di 13-0 con 6 minuti da giocare e di gestire il +7 anche grazie ai preziosi punti di Thompson. Insomma, Golden State ribalta il match grazie ai singoli, concetto ribadito anche da coach Kerr a fine gara: “Se abbiamo vinto è solo perché abbiamo più talento, loro ci hanno messo in grande difficoltà”. Nella Western Conference, i californiani (39-15) consolidano il primato, mentre Phoenix (11-46) è sempre più ultima.

NEW ORLEANS PELICANS-MINNESOTA TIMBERWOLVES 122-117

Il protagonista è solo uno: Anthony Davis. Le trattative di mercato, poi sfumate, portano il pubblico di New Orleans a fischiarlo nel riscaldamento e nelle prime giocate. Davis, che aveva chiesto di essere ceduto, mette comunque a referto 32 punti (11/15 dal campo) e 9 rimbalzi in 25 minuti, annullando a modo suo i fischi. Ne mette 10 nei primi sette minuti, e impiega metà partita per rendere lo Smoothie King Center un'altalena di voci ed emozioni, tra i “Boo” - sempre più flebili - e gli “A-D! A-D!”, sempre più consistenti. Nell'ultimo quarto viene però tenuto in panca da coach Gentry, malgrado i Pelicans stiano subendo i tentativi di rimonta di Minnesota, guidata da un ottimo Towns, autore di 32 punti e della schiacciata che porta i Timberwolves sul -2 (114-112) nei minuti finali. Randle, inserito per Davis, riporta Minnesota a -4 con un layup, poi con un rimbalzo difensivo e quattro tiri liberi mette in ghiaccio la partita, per il definitivo 122-117. Per i Pelicans da segnalare anche la grande prova di Jrue Holiday, autore di 27 punti e 9 assist, e di Kenrich Williams (19), che in assenza di Davis guidano con successo l'attacco dei padroni di casa. In classifica, New Orleans è terz'ultima a Ovest, appena dietro Minnesota. Per entrambe sarà dura andare ai playoff.

PHILADELPHIA 76ERS-DENVER NUGGETS 117-110

La regina del mercato fa vedere il suo nuovo volto. Nei Sixers debuttano quattro giocatori, tra cui Tobias Harris, appena arrivato dai Clippers. Harris è uno dei migliori tiratori da tre della lega, e si presenta al nuovo pubblico mettendo la tripla del 9-6. A fine gara sarà 2/3 dall'arco per lui (14 punti e 8 rimbalzi). Meglio fa JJ Redick, con percentuali mostruose dall'arco: 6/7 e 85.7% di realizzazione. Redick mette a referto 34 punti: è il suo season-high, la seconda miglior prestazione in carriera. Philadelphia conduce il match sin dal primo quarto, chiuso sul 33-23. Denver si aggrappa alle giocate di Nikola Jokic e Jamal Murray: per il centro serbo arriva una tripla doppia (27 punti, 10 rimbalzi e 10 assist); buoni anche i numeri del canadese, che ne mette 23. Non bastano, però, ai Nuggets, che accusano le assenze di Gary Harris e Paul Millsap, due dei loro cinque topscorer. La partita si gioca punto a punto sia nel secondo quarto (all'intervallo è 56-56) che nel terzo (chiuso con i Sixers in vantaggio 83-82). Con Joel Embiid a mezzo servizio per problemi di stomaco (ma comunque autore di 15 punti), per i padroni di casa fa la differenza Tobias Harris, trascinante nell'allungo decisivo, quello che porta Philadelphia sul 109-103 con due minuti da giocare. A Est i Sixers (35-20) raggiungono Boston al quarto posto. Denver, seconda a Ovest, perde terreno da Golden State.

WASHINGTON WIZARDS-CLEVELAND CAVALIERS 119-106

La vittoria dei Wizards sui Cavaliers è figlia dell'infortunio di John Wall. Per ovviare alla sua assenza, Washington ha dato Otto Porter Jr a Chicago, in cambio di Bobby Portis e Jabari Parker. Il debutto dei due è andato come meglio non potevano chiedere: Portis mette a referto 30 punti, di cui ben 16 nel primo quarto, frazione di gioco dove non sbaglia niente dal campo. Per Parker solo 7 punti, ma anche 11 rimbalzi e 9 assist. Non che serva molto altro per battere i Cavaliers, penultimi a Est. Nemmeno il rientro di Kevin Love (fugace, per la verità, visto che gioca sei minuti) dopo 50 partite rialza Cleveland (21 sconfitte nelle ultime 24), per metà gara in sofferenza: il primo parziale si chiude sul 41-27, all'intervallo il punteggio è 76-52. Verso la fine del terzo periodo, però, i Cavaliers sono bravi a portarsi sul -3 soprattutto grazie ai punti di Sexton e Clarkson (che chiudono rispettivamente a 27 e 24 punti) e alla grande prova a rimbalzo di Larry Nance Jr (19 e career-high). Grazie a ulteriori 10 punti di Portis nell'ultimo periodo, però, Washington scappa via definitivamente, si prende il definitivo 119-106 e insegue il sogno playoff, ma Miami, ottava nella Eastern Conference, è ancora lontana.

BROOKLYN NETS-CHICAGO BULLS 106-125
Nella trade tra Bulls e Wizards, sembrano averci guadagnato entrambi, perché anche il debutto di Otto Porter Jr nei Bulls va bene: 18 punti, con un grande 80% da tre (4/5). A rubargli la scena, però, è Lauri Markkanen. Il finlandese è autore di una prestazione-monstre, con 31 punti e ben 18 rimbalzi, con un notevole 11/18 dal campo, incluso un 4/7 da tre punti. È la terza gara di fila in cui Markkanen segna almeno 30 punti. I Bulls cominciano subito meglio, chiudono il primo quarto sul 32-27 e trovano il +10 (40-30) nella seconda frazione. Brooklyn torna in corsa infilando un parziale di 17-6, ma Chicago trova un contro-break di 9-1 poco prima dell'intervallo lungo (57-48 il parziale del primo tempo). Ci si aspetta la reazione di Brooklyn, e invece Chicago controlla sempre il match, andando sul +14 nel terzo quarto, e sul +19 nell'ultima frazione. Nel festival offensivo dei Bulls, che realizzano più di 100 punti per la 17esima gara consecutiva (anche se i risultati in questo 2019 faticano ad arrivare, visto che dal 30 dicembre ne hanno vinte solo tre su 19), vanno in doppia cifra anche LaVine con 23 punti, Lopez e Dunn con 12, e Wayne Selden Jr con 11. Brooklyn difende malissimo. Coach Atkinson parla a chiare lettere nel post-match: “La nostra difesa è stata semplicemente inesistente”. Non bastano né i 23 punti di D'Angelo Russell né il ritorno in campo dopo tre mesi di Caris LeVert. Per i Nets arriva la terza sconfitta in cinque partite. Il record è ancora positivo (29-28 e sesto posto a Est), ma la candidatura per i playoff comincia a scricchiolare. Per Chicago (13-42) è una vittoria che non cambia l'andamento di una stagione poco soddisfacente.

SACRAMENTO KINGS-MIAMI HEAT 102-96
Tra i padroni di casa debutta Harrison Barnes, arrivato da Dallas, ma sono i Miami Heat a fare la partita. I punti di Whiteside, Olynik e Richardson portano Miami sul +11 (28-17) a fine primo quarto. Una frazione chiusa con un grande spavento, perché Wade atterra male su un rimbalzo offensivo e sbatte la testa violentemente sul parquet. Viene accompagnato negli spogliatoi, ma torna nel secondo quarto, e dimostra di stare alla grande. Mette tre triple consecutive e realizza 11 punti consecutivi per Miami, grazie ai quali gli Heat tengono a distanza Sacramento all'intervallo lungo (59-50). Il vantaggio viene gestito nella terza frazione (+8), ma Miami crolla nell'ultimo quarto, realizzando solo 13 punti. Sacramento alza di netto il livello in difesa e con i punti di Hield (23 a fine gara, topscorer per i Kings), Barnes e Bogdanovic infilano un parziale di 9-0 a cui gli uomini di coach Spoelstra non riescono a rispondere. A Ovest, Sacramento (29-26) continua a credere i playoff: adesso i Clippers sono a una vittoria. A Est, Miami (25-28) deve difendere l'ottava posizione dall'assalto di Detroit.

DETROIT PISTONS-NEW YORK KNICKS 120-103

Non finisce l'agonia di vittorie dei New York Knicks. Alla Little Ceasars Arena di Detroit la squadra di coach Fizdale subisce la 15esima sconfitta consecutiva. Detroit parte subito forte, va sul 21-5 e chiude il primo quarto 41-22. Un +19 che sale a +21 nella seconda frazione, ma, come contro i Los Angeles Clippers, si affievolisce e si fa recuperare nel terzo quarto. Fortunatamente per gli uomini di Casey, l'esito è diverso, perché Drummond (29 punti a referto) e Griffin (26 punti) cambiano passo e ristabiliscono già nei primi minuti dell'ultima frazione di gioco il vantaggio nell'ordine della doppia cifra. Finisce 120-103, i Pistons avvicinano Miami nella corsa ai playoff: sono noni ad Est. New York, a cui non bastano i 31 punti di Dennis Smith Jr, è sempre più fanalino di coda della Eastern Conference.

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