Morte Astori, parla il professor Peter Schwartz: "Bradiaritmia? Sono molto scettico"

Il direttore del Centro per lo studio e la cura delle aritmie di origine genetica dell'Istituto Auxologico Italiano di Milano spiega: "Rarissimi i casi nei quali una grande riduzione della frequenza cardiaca porta a morte, in assenza di altre patologie"

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In attesa dei risultati dell'autopsia, che chiariranno le effettive cause della morte di Davide Astori, dell'improvvisa scomparsa del difensore della Fiorentina ha parlato il professor Peter Schwartz, medico, cardiologo e scienziato che studia da sempre, sia sotto il profilo clinico che genetico, la morte cardiaca improvvisa ed è per questo riconosciuto, a livello internazionale, come uno dei massimi esperti in materia. Schwartz, che ha diretto per venti anni l'Unità di cardiologia dell'Università di Pavia presso il Policlinico S. Matteo e attualmente è direttore del Centro per lo studio e la cura delle aritmie di origine genetica dell'Istituto Auxologico Italiano di Milano, ha spiegato: "Attraverso i media si è parlato di “morte per bradiaritmia” (cioè per rallentamento progressivo della frequenza cardiaca fino all'arresto). Personalmente sono molto scettico su questa interpretazione. Sono rarissimi i casi (alcune malattie genetiche familiari) nei quali una grande riduzione della frequenza cardiaca porta a morte, in assenza di altre patologie. Il fatto che negli atleti la frequenza cardiaca di notte scenda a livelli molto bassi (intorno ai 30 battiti/minuto) può aver spinto le ipotesi in questa direzione, ma non si muore per questo. Sembrerebbe che dall'autopsia gli esperti periti abbiano dedotto che la morte è stata lenta; un elemento che potrebbe supportare questa ipotesi di solito è la presenza di un imponente edema nei polmoni. Tuttavia quest'ultimo può verificarsi anche con una morte da tachiaritmia (cioè da aritmia ad alta frequenza cardiaca), che è la causa più frequente di morte improvvisa. Pur non avendo alcun dato sull'autopsia è questo il meccanismo che io ritengo più probabile".

Entrando nello specifico medico, Schwartz, che sempre lavorato a livello internazionale, soprattutto negli Stati Uniti e in Sud Africa, ed è l'unico ricercatore europeo le cui ricerche sono state finanziate dal governo americano ininterrottamente, proprio per la loro importanza, per oltre quaranta anni, ha aggiunto che "La morte improvvisa è dovuta a fibrillazione ventricolare (il cuore passa di colpo da 60-70 battiti/minuto a 4-500 battiti/minuto e non riesce più a espellere il sangue nelle arterie, la pressione arteriosa crolla a zero e dopo pochi minuti vi è la morte cerebrale). In molte malattie cardiache genetiche, e tipicamente negli atleti, questa fibrillazione ventricolare è preceduta da una aritmia meno veloce (circa 170-250 battiti/minuto), la tachicardia ventricolare, che fa scendere di molto la pressione arteriosa ma, se il soggetto è in posizione orizzontale (come quando si dorme), non sotto a 40-50 mmHg di pressione arteriosa. A questi livelli si perde la coscienza ma non si muore e il cervello continua a ricevere un po' di ossigeno. Senza un pronto intervento esterno, dopo un tempo variabile da pochi a parecchi minuti, la tachicardia evolve in fibrillazione ventricolare e la persona muore. Questo tempo, relativamente lungo, può benissimo causare un importante edema polmonare. In questa fase il paziente emette dei suoni preagonici (“gasping”) che svegliano l'eventuale compagno/a di camera e che spesso permettono di salvargli la vita".

Ma quali malattie potrebbero quindi aver causato la morte di Astori?
"Senza aver visto gli esami clinici fatti negli anni ad Astori, e soprattutto gli elettrocardiogrammi (ECG), è poco cauto pronunciarsi - spiega Schwartz -. Due malattie associate a morte improvvisa nel sonno sono la sindrome del QT lungo tipo 3 e la sindrome di Brugada. Mi sembra però improbabile che i cardiologi che controllano tutti gli atleti professionisti come Astori non se ne fossero accorti. L'esame genetico potrebbe portare le risposte giuste".

Quali sono le ricerche su questo argomento che lei e il suo team state conducendo?
Io mi sono sempre occupato della morte improvvisa, nei bambini, negli adulti, e negli atleti. Recentemente abbiamo ricevuto dal Ministero della Salute un importante finanziamento per studiare, insieme a due grandi esperti di cardiologia dello sport quali il prof. Pelliccia di Roma e il dott. Sarto di Treviso, 1000 atleti con l'obiettivo di identificare malattie genetiche associate a rischio di gravi aritmie. Lo studio è nato anche dalla nostra scoperta che alcuni giovani sportivi mostrano delle alterazioni dell'ECG che fanno pensare ad una malattia pericolosa come la sindrome del QT lungo ma che invece sono dovute soltanto ad una predisposizione genetica per cui il training fisico allunga l'intervallo QT. Queste alterazioni sono spesso reversibili con il “detraining” (una importante riduzione nella frequenza e intensità degli allenamenti) e portano ad escludere la malattia evitando devastanti danni psicologici. Allo stesso tempo questo studio permette di identificare i giovani realmente a rischio".

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