Ventura: "Non mi sono dimesso"

Il ct: "Non l'ho fatto perché devo ancora parlare con il Presidente"

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Gian Piero Ventura si presenta in conferenza stampa a mezzanotte e 13 minuti, quasi due ore dopo la fine della partita contro la Svezia e l'ufficiale esclusione dai Mondiali: "Non mi sono dimesso perché non ho ancora parlato con il presidente. Ho voluto salutare uno a uno i giocatori, per questo sono in ritardo e chiedo scusa. Quando uno non ottiene un risultato, meritato o immeritato, è evidente che la colpa sia dell'allenatore. Dal punto di vista sportivo è un risultato pesantissimo. Abbiamo dimostrato volontà di fare, ma sono nel calcio da tanti anni e so accettare quello che accade. Sono orgoglioso di aver fatto parte del gruppo azzurro e di aver lavorato con grandi campioni e con altri che mi auguro che lo diventino. Sono dispiaciuto, perché stasera per l'ennesima volta ho capito cosa significhi allenare la nazionale: è qualcosa di veramente straordinario per le emozioni. Ringrazio il pubblico di San Siro che ci ha sostenuto dal primo all'ultimo minuto".

E' un atto di resposabilità dimettersi? "Non lo so perché ci sono da valutare diverse cose. Ne parleremo con la Federazione. I toni saranno quelli che abbiamo sempre usato. Gli addii di Buffon, De Rossi e company? Lo sapevamo: la posta in palio era il Mondiale. Era qualcosa che poteva essere. Sono dispiaciuto, ma ho detto a loro singolarmente quanto dispiacere ho".

Ha il desiderio di restare e ricostruire una Nazionale nuova? "E' un argomento che potrà anche essere trattato ma non dipende da me".

Si sente di chiedere scusa agli italiani?
"Assolutamente sì. Del risultato. Non dell'impegno, ma del risultato sì. Che poi so bene essere la cosa principale".

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