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Sinner-Alcaraz: in finale a Torino l'eterno duello tra i cannibali del tennis mondiale

Quest'anno il premio per il campione imbattuto è di 5,07 milioni di dollari: è il più alto nella storia dell'Atp

di Andrea Cocchi
16 Nov 2025 - 09:39

Jannik e Carlos, perlomeno, si vogliono bene. O almeno è l'impressione che danno a tutti. E meno male visto che sono costretti a vedersi spesso. Anche a Torino, nell'Atp Finals, dove andrà in scena la finale che tutti aspettavano, la sesta dell'anno tra i due. Oggi, alle 18, l'Inalpi Arena diventa il centro del tennis mondiale per l'ultimo capitolo del duello tra Sinner e Alcaraz, numero 2 e numero 1 del ranking, protagonisti assoluti dell'era dei Big Two. Si sono spartiti gli Slam (Australian Open e Wimbledon all'azzurro, Roland Garros e Us Open allo spagnolo) e hanno raggiunto sei finali negli otto tornei giocati insieme. Indoor, però, è terra di Sinner: 30 vittorie consecutive.

Torino è un crocevia importante anche per quello che rappresenta, visto che è il torneo dei Maestri della racchetta, e per il montepremi finale: quest'anno il premio per il campione imbattuto è di 5,07 milioni di dollari, il più alto mai messo in palio nella storia dell'Atp. Lo scontro tra i due sta diventando qualcosa di epico e scomoda i grandi duelli sportivi di ogni tempo. Restando nell'ambito tennistico, a molti la loro rivalità ricorda il monopolio del ranking anni '90 di Sampras e Agassi. Si superavano a vicenda in classifica, si spartivano Slam e vittorie ma erano diversi dai due fenomeni attuali, non solo perché era diverso il tennis. Jannick e Carlos sembrano più vicini all'algida freddezza di Pete che alla follia mascherata di Andre. Ora il tifo è naturale, visto che c'è un italiano in campo, allora veniva più spontaneo essere dalla parte di uno che si presentava in campo con le treccine e che si portava a letto Brooke Shields... Poi è arrivato il libro di Moehringer (Open), e la vita segreta di Agassi è diventata di dominio pubblico, in quell'intreccio di fantasmi, incubi, felicità estreme e ossessioni paterne che ce lo ha reso ancora più vicino. 

Chissà come avrebbe vissuto questa versione maxi del tennis, con stagioni infinite e tornei che spuntano come funghi per aumentare la capienza dei portafogli di chi ha tutto l'interesse di spremerti. Carlos e Jannik probabilmente nemmeno ci pensano. Sono finiti dentro il calderone e ci stanno anche bene, oltre a guadagnare cifre che fanno impallidire i loro predecessori, al netto di svalutazioni e inflazione... E poi, va bene Booke Shields ma anche Laila Hasanovic non è niente male...