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Un post, sui suoi profili Facebook e Instagram denso di immagini che pescano nella memoria e una frase 'Perchè non c'è niente di più bello', scritta pure in inglese, There is nothing more beautiful'. Parole affiancate ad una carrellata di fotografie che parte con un canestro da basket, la cameretta con la canotta della Nazionale con stampigliato il numero 3 appesa a una gruccia, le immagini delle tante maglie indossate nella sua lunga storia sul parquet, ritagli di giornali, la foto con Obama che gli stringe la mano a ripercorrere una incredibile carriera. Sembra il passo d'addio alla pallacanestro, quello che Marco Belinelli condensa sui social scatenando già la nostalgia - a leggere in commenti - dei tanti che hanno seguito la sua parabola iniziata a San Giovanni in Persiceto debuttando a 16 anni in maglia della Virtus per poi passare alla Fortitudo, proseguita in America fino al titolo Nba conquistato con i San Antonio Spurs e il ritorno a Basket City di nuovo con la Virtus.
Tra i tanti a lasciare qualche parola di saluto al campione bolognese, Achille Polonara, compagno di squadra con la Vu Nera e alle prese con la lotta alla leucemia mieloide che, su Instgram scrive: "Onorato di aver fatto parte del tuo viaggio" con a fianco un cuoricino rosso. In campo giovanissimo con la Virtus, Belinelli, nella sua carriera ha vinto uno scudetto e una Supercoppa italiana con la Fortitudo prima di volare verso l'Nba e il suo mondo dorato, 'bazzicato' ininterrottamente dal 2007 al 2020 con addosso nove canotte diverse in tredici anni: Golden State, Toronto, New Orleans, Chicago, San Antonio, Sacramento, Charlotte, Atlanta e Philadelphia. In maglia San Antonio Spurs, Belinelli ha vinto un titolo Nba - unico italiano a riuscirci - nella stagione 2013-2014, in cui portò a casa anche la gara del tiro da tre punti all'All Star Game. Nel novembre del 2020 il ritorno in Italia alla Virtus con cui ha vinto due scudetti, l'ultimo poche settimane fa nell'inedita finale contro Brescia.