Parigi rivoluziona la maratona olimpica: nel 2024 sarà aperta a tutti

L'annuncio del Comitato organizzatore ha scatenato la fantasia dei runner di tutto il mondo

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“Per la prima volta nella storia dell'olimpismo, Parigi 2024 vi permetterà di correre la maratona nello stesso giorno e nelle stesse condizioni degli atleti olimpici. Un'esperienza unica che vi segnerà per la vita”.

La frase è comparsa sulla pagina facebook ufficiale di “Parigi 2024”, quella curata direttamente dal comitato organizzatore della 33ª edizione dei Giochi olimpici. Un annuncio che ha fatto crescere la tentazione di tutti gli amanti della maratona. 

Le modalità non sono ancora note, ma l'annuncio di una maratona per tutti “Nello stesso giorno e nelle stesse condizioni degli atleti olimpici” non lascia molte alternative a una partenza “a onde” come già accade nelle maratone più importanti, Parigi compresa (14 aprile la prossima edizione), con la prima “wave” magari riservata ai concorrenti olimpici veri e propri, tra i quali però, storia insegna, ci potrebbero essere anche dilettanti assoluti che partecipano nel più puro spirito olimpico e che giungono al traguardo con tempi lontani da quelli dell'élite. Questi concorrenti, in caso di maratona “open”, sarebbero esposti al rischio di essere sorpassati da concorrenti estranei ai Giochi.

Nel mondo dell'atletica internazionale, in realtà, un'esperienza simile esiste già: dall'edizione del campionato mondiale di mezza maratona di Copenaghen 2014, la Iaaf (Federazione internazionale di atletica) ha autorizzato lo svolgimento di una mass race sulla stessa distanza (21,097 km) della gara iridata. Una formula che ha raggiunto l'apice del successo proprio nella più recente edizione dei Mondiali di mezza maratona, quella di Valencia 2018: prima partenza per le donne, venti minuti dopo i top runner, altri cinque minuti e con la terza partenza anche migliaia di appassionati si sono ritrovati sul tracciato del Mondiale. Tra le ulteriori volontà degli organizzatori di Parigi 2024, inoltre, pare trovi spazio l'intenzione di replicare la mass race anche nel ciclismo, con una granfondo concomitante con la prova individuale su strada.

Una simile soluzione non mancherebbe di generare anche un altro motivo di scompiglio. Nelle realtà in cui, come nell'atletica italiana, la convocazione per i Giochi olimpici avviene a discrezione del commissario tecnico, anziché sulla base esclusiva di prove di qualificazione (come, ad esempio, i “trials” USA), un bravo maratoneta che si senta ingiustamente escluso dalla convocazione troverebbe nella “mass race olimpica” una ghiotta occasione di riscatto.

La storia della maratona italiana presenta anche alcuni esclusi meritevoli: basti pensare a Emma Scaunich, lasciata a casa da Seoul 1988 con una forma che un mese dopo le permise di arrivare seconda a Chicago (2:29'46”), o di Giacomo Leone, tagliato dalla squadra di Atlanta 1996, ma capace di vincere New York tre mesi dopo. In un caso quale Parigi 2024 si prepara a proporre, quale vendetta più sottile dell'iscriversi alla mass race e da lì battere i colleghi con la maglia della nazionale e il pettorale olimpico?

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