Logo SportMediaset
In evidenza

Seguici anche su

TRAILRUNNING

Orobie in Lov...ato: passione trail a cavallo dello spartiacque

La nostra esperienza nell'evento trail di Foppolo sulla cresta di confine prealpina tra le Orobie Bergamasche e quelle Valtellinesi

di Stefano Gatti
16 Giu 2023 - 13:51
 © DR Fotografia

© DR Fotografia

La colonna sonora motivazionale (e relativa vagonata di decibel) si impenna in tempo praticamente zero, il terreno inizia a tremare sotto il pur generoso battistrada (strada si fa per dire) delle scarpe da trail, le vibrazioni si fanno strada fino al cuore ma per fortuna si fermano lì! Se arrivassero al cervello magari mi farei due o tre domandine di quelle scomode sul senso della mia appartenenza al reggimento dei cinquecento “esaminandi” del Trail del Centenario, a cinquantanove anni compiuti da una settimana giusta giusta. Il muscolo cardiaco circoscrive invece al campo delle emozioni (tante!) l’effetto delle note musicali che si succedono a comporre una sinfonia diciamo così virtuosa. Mi sale il groppo in gola, lo rimando giù e - prima del conto alla rovescia - ripercorro le ultime ore: quelle che mi hanno portato nella gabbia di partenza della seconda edizione della prova nata un anno fa per festeggiare il primo secolo di attività di Lovato Electric e ambientata sullo spartiacque tra la Val Brembana e ben tre diverse valli delle Orobie Valtellinesi, con campo-base e tutto quanto il resto (io ho già il pensiero fisso del pranzo post-gara…) nella conca di Foppolo.

© DR Fotografia

© DR Fotografia

Pronto sono pronto, su questo non ci piove. Per quello (la pioggia, intendo) ne riparliamo nel finale… Ieri sera ho fatto rifornimento di carboidrati e di proteine nella cena conviviale (si insomma, un vero banchetto!) all’Hotel Ristorante K2, in compagnia appunto di colleghi e tanti amici vecchi e nuovi. Tra i quali mi piace ricordare in ordine sparso la collega di TB Press Tatiana Bertera, l’Amministratore Delegato di Lovato Electric Massimiliano Cacciavillani e Mario Poletti che… no beh, lui non ha bisogno di ulteriori presentazioni! I primi due tra l’altro correranno come me la gara-clou da 23 chilometri e millecinquecento metri di dislivello positivo, facendo peraltro molto meglio del sottoscritto nella classifica finale: onore al merito di entrambi!

© Trail del Centenario

© Trail del Centenario

Per non lasciare nulla di intentato dopo una notte tranquilla all’Hotel Adler (sì e no cento metri in linea d’aria dal via: record del mondo), a poche ore dal via condivido una ricca colazione con la top runner Giulia Saggin, la veterinaria volante del Team Scott Running alla quale cerco di rubare (non direttamente dal suo piatto, però) qualche segreto per una… colazione da campioni. A giudicare dal mio risultato finale, direi che serve qualche ripetizione (e magari anche qualche ripetuta). 

© DR Fotografia

© DR Fotografia

Lei chiuderà la gara al secondo posto, praticamente in scia alla vincitrice Giulia Lamberti: anche lei medico, ma degli umani. Giulia&Giulia, insomma: Saggin però all’indomani darà vita insieme a William Boffelli (altro atleta che stimo moltissimo) ad una intensa performance vertical da Foppolo al Corno Stella.

© Fabio Menino/Enervit

© Fabio Menino/Enervit

Per chiudere il capitolo alimentazione, nello zainetto tecnico ho infilato gel, barrette, caramelle gommose e bevande isotoniche della nuova linea C2:1PRO di Enervit che l’azienda di Zelbio (tra le montagne del Triangolo Lariano), le cui origini risalgono a ormai settant’anni fa mi ha invitato a provare. Sviluppata con i più grandi campioni (tra i suoi testimonial c’è anche Franco Collé), la nuova gamma di prodotti energetici ha lo scopo di massimizzare l’assorbimento di carboidrati durante gli sport di endurance ad alta intensità e ad altissima densità energetica con formati innovativi, formulazioni brevettate e certificate Doping Free.

© DR Fotografia

© DR Fotografia

Stringiamo i tempi (cosa che mi piacerebbe fare nello spazio-tempo sempre troppo ampio tra segnale del via e approdo sul traguardo…) e guardiamo in faccia il primo chilometro di gara che - scattando dalla base della Pista Quarta Baita - si impenna pronti via senza pietà. Appena lo schuss finale (affrontato al contrario) accenna a spegnersi, mi guardo intorno in cerca di un primo “gancio” da seguire. Ci sarebbe l’amica Cristina Bonacina, campionessa di tower running (la super specialistica disciplina di corsa sulle rampe di scale dei grattacieli), ma stavolta è lì solo a fare il tifo a bordo pista. Poi adocchio la sagoma generosa di Ilaria, ragazzona locale (penso) che sembra fare al caso mio.

© DR Fotografia

© DR Fotografia

Tra un tira e molla (tipo: vai avanti tu che a me viene da ridere) proseguiamo così fino allo snodo del Rifugio Montebello, dove inizio il test Enervit, strappando il collo del primo gel, senza negarmi un opportuno passaggio davanti ai tavoloni del ristoro della Terrazza Salomon. Rispondo al saluto di Mario (Poletti, of course) che con la sua Fly-Up Sport organizza questa prova. Mi nota lui, io sono già un po’… alle corde. Poi via, impianti ormai alle spalle, per un lungo traverso tra le prime nebbie d’alta quota in direzione del Lago Moro dalle acque scurissime (da cui – immagino - il nome dello specchio d’acqua), sulle quali galleggiano pigramente le ultime “zatterone” di ghiaccio, relitti primaverili della ben più compatta copertura invernale.

© DR Fotografia

© DR Fotografia

Da un Moro (nel senso del lago) all’altro: nel senso di Simone, il cui inconfondibile elicottero giallo fa servizio televisivo sopra le nostre teste. A tratti lo sento vicinissimo ma non lo vedo, causa nebbia: eh sì, l’alpinista bergamasco non passa un giorno senza concedersi una sfida ma - ne sono certo, un po’ lo conosco - sia in spedizione che in volo lui mette sempre in campo tutta la sua esperienza e tutte le sue capacità per limitare al massimo i rischi.

© Giorgio Pesenti

© Giorgio Pesenti

Cerco di ricompormi alla bell’e meglio per lo scatto fotografico che Giorgio Pesenti (presidentissimo di ASD Pegarun che vincerà con Marco Zanga la 23K e con Helene Papetti la 12K) gentilmente mi dedica: grazie Giorgio! Poi tocca affrontare la breve rampa che porta al Passo di Valcervia, valico che mette in comunicazione l’omonima vallata sul versante valtellinese (che si stacca dalla Valle dell’Adda all’altezza del paese di Cedrasco) con la Val Brembana, che ritroviamo però subito per la lunghissima bretella che - Foppolo di nuovo in vista laggiù e il vocione dello speaker Tony Tranquillo ben presente - ci trasferisce sostanzialmente in fila indiana fino alla mulattiera per il Passo Dordona.

© DR Fotografia

© DR Fotografia

Ci separiamo dai colleghi in gara sulla distanza breve (per loro inizia qui l’itinerario di rientro) e smarchiamo senza troppo patemi (io e i mie diretti “avversari”) l’unico cancello orario del Trail del Centenario. La compatta copertura nuvolosa non denuncia cedimento alcuno: peccato, raggiunto il valico (che mette in comunicazione con la valtellinese Valmadre) il cielo sereno ci avrebbe restituito un panorama straordinario sull’arco alpino e retico in particolare: le montagne del cuore. Pazienza, sarà per la prossima volta! Ci tuffiamo in un’adrenalinica discesa verso il Rifugio Dordona che già vediamo laggiù a mezzacosta. Il fondo stradale in cemento rassicura il passo e invita a darci dentro. La mia “guida” Ilaria è rimasta indietro già all’altezza del Lago Moro, alle mie spalle c’è un collega che ad un certo punto si produce - suo malgrado - in un rovinoso volo. Torno sui miei passi per chiedergli se ha bisogno di assistenza.

© DR Fotografia

© DR Fotografia

Graffi e pestoni un po’ dappertutto ma nulla di grave: è solo un po’ stordito. Riprendo la discesa e raggiungo il Rifugio per un meritato ristoro, al quale aggiungo un gel Enervit C2:1 PRO, l’avanguardia della nutrizione sportiva, frutto di oltre un anno di lavoro di Equipe Enervit in collaborazione con atleti anche nel campo del ciclismo professionistico e di numerosi test sul campo. Si tratte della prima linea completa di prodotti con formulazione unica a base di glucosio e fruttosio in rapporto 2:1, (da cui il suo nome) e presenta diversi vantaggi, tra i quali: massimo assorbimento di carboidrati per ora, massima tollerabilità e digeribilità, praticità e varietà di formati per ogni esigenza, dolcezza contenuta.

© DR Fotografia

© DR Fotografia

Raggiunto al Rifugio Dordona il punto più lontano dal campo-base di Foppolo, la traccia di gara risale ora il versante orografico sinistro (ovest) della Valmadre, che laggiù si spegne nel fondovalle principale della Valtellina all’altezza del paese di Fusine. È in buona sostanza il tratto più ripido dell’itinerario e culmina nello stretto intaglio della Bocchetta dei Lupi: un graditissimo “tocco sky” (non l’unico tra l’altro) dentro un itinerario trail… di alta gamma. Le mie condizioni generali sono buone: provo a tenere un buon passo, supero un collega di GS Orobie che ha sicuramente sette/otto anni meno di me per gamba ma (non potrebbe essere diversamente) sembra essere alle prese con un giornata di scarsa vena.

© DR Fotografia

© DR Fotografia

In salita almeno, perché poi nella successiva discesa (siamo ora in alta Val Tartano), lui rinviene e gli capita pure di godersi in prima fila lo “spettacolo” del mio volo giù per il sentiero. Nulla di grave per fortuna, riesco in qualche modo a “parare” la caduta e soprattutto a preparare l’atterraggio sul duro. Nessun danno, nemmeno al morale e alla convinzione. Ritrovo infatti rapidamente il mio ritmo e - dopo aver superato il pianoro dei Laghi di Porcile - rimetto alle spalle “GS Orobie” e scavallo agevolmente il Passo di Tartano. Faccio “ciao ciao” alla mia amatissima Valtellina e alle sue vallate più remote, appartate e suggestive per rimettere piede (e tutto il resto) sul versante bergamasco che poco più in là mi abbraccia nuovamente (e rovinosamente) per la seconda e per fortuna ultima caduta. Anche stavolta solo pochi danni collaterali.

© DR Fotografia

© DR Fotografia

Da qui in avanti è tutta discesa fino al traguardo, al netto di una breve ma già ora temuta salita nei chilometri conclusivi… che opportunamente preparo con un ultimo rabbocco by Enervit e consumando le ultime gommose C2:1 PRO High Performance, a base di glucosio e fruttosio (post-idrolisi dei carboidrati) . Le soluzioni con questo rapporto consentono di superare i 60g di carboidrati all’ora, fino ad arrivare anche a 90g. Quando si aumenta l’assunzione fino a 90 g/h è consigliabile il training nutrizionale, vale a dire testarne l’assunzione stessa in modo progressivo, in condizioni di allenamento.  

© DR Fotografia

© DR Fotografia

Lasciamo definitivamente la quota della prateria alpina e ci infiliamo nel folto della foresta. È il tratto più rapido e corribile dell’intera gara: al fresco, su un fondo di terra morbida che tiene benissimo e invita a mollare tutto quello che resta da mollare. La marcia di avvicinamento al traguardo passa per una sfida con Giampaolo che raggiungo - a quanto capirò in seguito - quando lui cade (nel vero senso della parola) preda dei crampi. Li sento arrivare pure io ma in qualche modo mi accorgo della loro ormai prossima insorgenza appena in tempo per scalare una marcia e ricacciarli indietro, non so nemmeno io come. Con Giampaolo ci tiriamo a vicenda, anche sulle rampe finali che - tra la località Tegge e il traguardo - ci permettono di riguadagnare la quota dell’arrivo, per un ultimo chilometro in piano. Per non farci mancare nulla, il cielo si apre proprio adesso (peggio per noi, dovevamo correre di più!), rovesciandoci addosso secchiate d’acqua. La prendiamo tutta senza farci caso: ormai il traguardo è in vista, è lì in fondo, ci siamo quasi, eccolo, è fatta. Blocco il cronometro e mi godo sotto il diluvio due minuti di pace con il mondo intero, che mi sono guadagnato lungo tre ore e quarantanove minuti di gara. Oggi, qui (e adesso), la felicità è questo. Non mi occorre altro: domani si vedrà. 

© Stefano Gatti

© Stefano Gatti

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri