Il doppio anello del classico appuntamento lariano ha messo a dura prova oltre trecento "corridori del cielo", noi compresi.
di Stefano Gatti© Clara Rusconi-Fotoclub G. Anghileri-Valmadrera
Brutto segno, quando al punto-ristoro di san Tomaso la claque è ormai assopita e i volontari si scambiano battute sul genere: “Iniziamo a rimettere via. Allora, chi porta giù questo, chi quello?” Segno, appunto, che navighiamo nei bassifondi della classifica e che tra poco si sbaracca. Per fortuna, a poco più di un chilometro in linea d’aria (sul terreno però più del doppio!) si sentono già gli incitamenti della torcida dello Zucon, l’anima del Trofeo Dario&Willy di Valmadrera. Il contrasto è forte: silenzio e grida. Anzi, urla dal silenzio. Non è ancora ora di mollare, portiamola a casa meglio che si può!
Di nuovo in calendario dopo due anni di sosta forzata, il Trofeo intitolato alla memoria di Dario Longhi e William Viola è uno degli appuntamenti ai quali è difficile rinunciare. Soprattutto quando il rapporto spesa-resa (volendo casomai ridurlo a questo) è parecchio favorevole. Una vera e propria “sky” ad una quarantina di chilometri da casa. Nessuna sveglia antelucana, un campo-base super attrezzato (quello della Baia di Parè) ed una logistica a chilometri zero che ha sempre il suo perché. Un paio di centinaia di passi dalla macchina al ritiro pettorali. Rispetto alle ultime uscite poi, anche la compagnia di alcuni compagni di squadra della Sportiva Lanzada (Valmalenco): Gloria, Vittorio e Andrea. Nessun malenco autoctono ma… siamo un team di ampie vedute!
© Laura Donghi-Fotoclub G. Anghileri-Valmadrera
Rispetto alle ultime edizioni, il tratto iniziale su asfalto per le vie di Valmadrera ha “guadagnato” qualche centinaio di metri. Merito, anzi… colpa, dello spostamento (obbligato causa lavori in corso) della base operativa dal Centro Sportivo di Rio Torto all’area verde fronte lago di Paré. Nemmeno dieci secondi dal capolinea del conto alla rovescia ed ecco che… SBRAAANG, nel parapiglia del via qualcuno si è ritrovato davanti da un momento all’altro una transenna, abbattendola… con urlo di dolore annesso. Mica uno qualsiasi: trattasi del lecchese Mario Panzeri, uno dei primi alpinisti al mondo a salire tutte le vette da ottomila metri del pianeta. Ci sono più insidie a due passi da casa che lungo le creste dell’Everest! Mio coscritto (1964, sono più "giovane" di lui di un mese scarso) Mario zoppica un po’ ma si riprende in tempi brevi e mi sfreccerà accanto già lungo la prima salita. Alla Livigno Skymarathon del 2019 però l’ho raggiunto e superato a due chilometri scarsi dalla linea d’arrivo e ne vado tuttora fierissimo!
© Laura Donghi-Fotoclub G. Anghileri-Valmadrera
A proposito di gente che conta: approfitto della strada solo in leggera ascesa per correre qualche minuto nella scia di Melissa Paganelli, la specialista bergamasca delle ultradistanze che è venuta qui a fare un po’ di “fondo”. Inutile dire che mi seminerà prestissimo ed arriverà al traguardo quando io sarò ancora alle prese con i saliscendi di questa prova, sforzandomi di non pensare troppo al traguardo.
© Mauro Anghileri-Fotoclub G. Anghileri-Valmadrera
Che non sia esattamente giornata me ne accorgo lungo la prima salita dell’itinerario da quasi venticinque chilometri e duemila metri praticamente spaccati di dislivello positivo. Prima di tirare il fiato c’è da raggiungere il Rifugio SEV a Pianezzo, base per la salita sui Corni di Canzo dal versante nord. Sentiero nei boschi, a lungo ripido e tutto a svolte, poi più in traversata, con dislivello contenuto. Con i pettorali nominali, è più facile capire chi corre intorno a te: subito davanti o subito dietro, nei tuoi pressi, insomma. Basta ascoltare gli speaker o casomai gli incoraggiamenti - personalizzati, appunto - del pubblico lungo il sentiero. In prossimità dello scollinamento sento gridare “Dai Gloria!” e capisco che - con buon margine di probabilità - si tratta della mia compagna di squadra che sta chiudendo il gap. Ci ristoriamo insieme, poi lei riparte a razzo, invitandomi a seguirla ma… no grazie, alle mie ripartenze “progressive” non rinuncio: prima che la sorsatona di Coca-Cola produca il suo... effetto liberatorio (ci siamo capiti!) non riesco proprio a buttarmi a capofitto. Arrivata e smaltita la "botta", provo a spingere un po’ di più giù per la lunga discesa in costa che, descrivendo un arco sinistrorso verso sud, porta dentro bosco e poi foresta (prima il bosco e poi la foresta perdendo quota, che strano!) verso il successivo punto di ristoro di Terz’Alpe. Dove “attacca” la seconda rampa dell’itinerario: quella che porta a cavalcare le crestine taglienti e molto “sky” del Sasso Malascarpa. È il tratto per me più sofferto. Si sale progressivamente all’inizio, poi si raggiunge un colletto e da lì su dritto per dritto nella foresta, senza svolte: massacrante! Davanti a me c’è ora Chiara e la prendo come punto di riferimento, “sgomitando” con chiunque voglia mettersi in mezzo (vecchio trucchetto!), fin quando anche lei - superate le roccette di cui sopra - imprime alla sua gara un’accelerazione fuori dalla mia portata: ciao ciao!
© Marco Pizzotti-Fotoclub G. Anghileri-Valmadrera
Mi difendo come posso nella traversata in costa verso il Monte Prasanto ed il gigantesco antennone per le telecomunicazioni. Lo vedo sempre da lontano, lungo la superstrada che percorro per raggiungere la Valtellina e non solo: una volta all’anno, in occasione di questa gara, ci passo sotto! Mi godo qualche incoraggiamento da parte degli escursionisti e poi affronto la mulattiera che porta fino al ristoro alla base della rampa finale (da nord) del Cornizzolo, dove il tracciato disegna una svolta a novanta gradi che ci "lancia" sull'erta del Monte Rai, vero e proprio balcone panoramico affacciato sulla Pianura Padana. Un ringraziamento ai volontari e poi... via, dai, sotto a chi tocca. Percepisco già da qui l’incoraggiamento dello speaker Delio Fazzini lungo gli ultimi metri della cresta erbosa dell’ampia vetta, prativa appunto. Ci metto però una ventina di minuti per raggiungerlo a mia volta e dargli… il pugno (al posto della stretta di mano, s’intende, segno dei tempi!), mentre il sudore mi gocciola pure dalla punta del naso. Sul vicino Resegone, al di là del ramo lecchese del lago, infuria un temporale di discreta intensità. Sulle nostre teste solo un po’ d’aria umida e qualche scroscio di pioggia rinfrescante!
© Guido Nava-Fotoclub G. Anghileri-Valmadrera
Mi fermo in cima a bere qualcosa ed è qui che mi saluta e mi sfila l’amico Dario Colombo di Carvico Skyrunning. Sarebbe bello andargli dietro ma al momento mi riesce solo una discesa lenta ed un po’ impacciata, a tratti goffa. Se ci fosse qui coach Bonarini, penso che alzerebbe gli occhi al cielo… Soffro fino a San Tomaso, mi disseto al bancone del ristoro (per della roba solida se ne riparla a fine gara, lo stomaco purtroppo è chiuso da ore) e poi anche poche decine di metri dopo, ad una fontanella un po’ in disparte. La mazzata è dietro l’angolo: tre anni dall’ultima volta sono tanti ed ero sicuro che da qui allo strappetto dello Zucon si attraversasse in falsopiano o poco più, “copiando” il fondo delle vallette che scendono dal versante nord del Moregallo, la montagna che chiude a nord la conca di Valmadrera. Invece no: cattiva memoria! Il sentiero sale ancora: non tanto magari, ma io sono già in riserva… Mi alterno “al comando” - si fa per dire - con Matteo (lui pure non brillantissimo) ma quando sono davanti soffro la sua pressione, non riesco a concentrarmi ed allora provo a staccarmi in avanti, riuscendoci in un tratto un po’ tecnico, di quelli che mi piacciono particolarmente: skyrunner dentro!
© Gianluca Balsamo
Arrivo così al mitico “camino” dello Zucon: solo una decina di metri di salita, presidiato però da una ventina di scalmanati che fanno un tifo infernale. Quando attacco la rampa si fanno tutti muti: impiego qualche secondo a capire che stanno semplicemente organizzando il “comitato di accoglienza” per l’ennesima ragazza: si tratta di Enrica, pochi metri alle mie spalle! All’uscita dal camino trovo due simpatici energumeni che mi tirano su di peso per le braccia: grazie mille ma… nel doppio strattone penso di aver rischiato la dislocazione di una spalla o di entrambe! Appena in piano, butto l’occhio a destra per vedere se sul solito masso sia rimasto qualcosa del famoso ristoro alcoolico dello Zucon ma niente, sono arrivato ancora una volta tardi: bottiglie invitanti ma inesorabilmente vuote e - nell’aria - i fumi della birra, ma solo quelli. Meglio non pensarci ed imboccare completamente sobrio la discesa verso il traguardo… anche se in realtà oggi una bella ubriacatura "a secco" me la sono presa: di salite e di discese!
© Marco Pizzotti-Fotoclub G. Anghileri-Valmadrera
Manca solo una manciata di chilometri: il traguardo è ormai vicino, si tratta di buttarsi in picchiata giù per uno sperone boscoso a precipizio sul lago, dopo aver doppiato la caratteristica località di Sasso Preguda. Un punto in particolare è davvero straordinario. Sbuchi fuori da una curva ed hai la netta sensazione che - se sbagliassi ad appoggiare il passo - finiresti direttamente in acqua! Tengo per buona parte della discesa la scia di Cesare dei Runners Desio, lo tallono su per l’ultima brevissima salita e poi nella caratteristica strettoia tra due muri che annuncia la fine del sentiero. Ecco le prime case, poi le poche centinaia di metri che conducono al Pratone di Parè e al traguardo dove mi attendono l’ormai tradizionale intervista di Tony Tranquillo ed un’amabile chiacchierata con Laura Valsecchi, presidente di OSA Valmadrera (che organizza il Trofeo Dario e Willy) e con il suo collaboratore Marco Freddi, validissimo aiuto nei giorni che hanno preceduto e seguito la gara, per reperire informazioni ed immagini, funzionali alla realizzazione di questo racconto e degli articoli pre e post gara che Sportmediaset.it ha dedicato all'evento D&W nel suo insieme.
© Laura Donghi-Fotoclub G. Anghileri-Valmadrera
Poi mi avvio alla macchina in compagnia del compagno di squadra Vittorio che molto carinamente mi ha atteso (nonostante lui abbia chiuso la sua prova… con un fuso orario diverso dal mio), venendo ad attendermi sul lungolago. Ci attardiamo a parlare per almeno un’ora intera. Di cosa? Dei prossimi appuntamenti sky e trail, è chiaro! Ogni traguardo, inevitabilmente… una nuova partenza. Ci mancherebbe altro!
© Guido Nava-Fotoclub-G. Anghileri Valmadrera