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MOTOGP

un Mir...aggio per i suoi avversari: il pilota della Suzuki ad un centinaio di chilometri dal titolo

Conto alla rovescia per Joan Mir verso il primo titolo nella MotoGP. Per i suoi avversari speranze ormai ridotte al lumicino.

di Stefano Gatti
09 Nov 2020 - 11:07

Raramente negli ultimi venti anni Valencia è venuta meno al proprio "ruolo" di ultima tappa (e decisiva) nella corsa al titolo e così sembra essere andata anche quest'anno. Anche se al termine della stagione di gran premi ne mancano ancora due. Nel circuito-salotto di Cheste Joan Mir ha di fatto messo le mani sul titolo MotoGP. Dato il suo ruolino di marcia, l'incoronazione potrebbe avere luogo nel fine settimana. Dove? Ancora a Valencia, appunto.

Se il Gran Premio d'Europa ha rimescolato le carte nelle classi più piccole (rilanciando le ambizioni iridate di Enea Bastinani nella Moto2, complicando invece la vita a Celestino Vietti nella Moto3), i quattromila metri e spiccioli del "Ricardo Tormo" hanno sciolto quasi tutti i nodi della MotoGP. Con  il settimo podio stagionale e soprattutto la prima vittoria, Joan Mir si è tolto un peso di dosso (quello dell'assenza dal gradino più alto del podio stesso) e lo ha depositato (loro malgrado) sulle spalle dei suoi avversari. Due coppie di inseguitori ed un "battitore libero" a separarle.. Quella più pericoloso formata da Fabio Quartararo ed Alex Rins a quota 125 punti, ben trentasette in meno del leader (l'equivalente di una vittoria ed un quinto posto...abbondante). E poi quella tricolore composta da Franco Morbidelli e Andrea Dovizioso che però con i loro 117 punti (a quarantacinque meno del leader) tra il bis di Valencia ed il gran finale di Portimao dovrebbero (l'uno per l'atro) collesionare un successo ed un secondo posto per fare pari con un Mir incapace di marcare un solo punto nei due appuntamenti in questione. Circostanza difficile anche solo da immaginare, vista la regolarità del maiorchino e l'attuale superiorità della Suzuki. Come è ugualmente difficile assegnare grandi chances a  Maverick Vinales (il battitore libero di cui sopra è lui) , per via dei suoi quarantuno punti di ritardo e della scarsa competitività della Yamaha (di tutte le Yamaha) nel GP d'Europa. Un dato di fatto che, in quanto tale, non offre grandi possibilità di cambio di scenario tra pochi giorni e soprattutto sullo stesso asfalto. 

Mettiamoci anche la relativa "combattività" dell'altro pilota Suzuki Alex Rins (almeno a giudicare dalla scarsa incisività del catalano nella seconda parte del GP d'Europa) ed ecco servito su un piatto d'argento il titolo MotoGP di Joan Mir. Facesse davvero centro (a Valencia tra pochi giorni oppure a Portimao domenica 22 novembre), Joan sarebbe campione del mondo della premier class tre soli anni dopo la conquista del titolo iridato nella Moto3. Come nel recente passato solo Marc Marquez (campione dell'allora 125 nel 2010 e campione MotoGP per la prima di sei volte nel 2013). E meglio di Valentino Rossi e Jorge Lorenzo che hanno impiegato una stagione in più per abbinare al loro primo titolo quello nella 500/MotoGP: 1997-2001 per il "Dottore", 2006-2010 Lorenzo (maiorchino come Mir) che la sua prima affermazione iridata l'ha colta nelle 250. Categoria nella quale (come Moto2) il quasi campione Mir ha più o meno sorvolato (sesto nel 2018), evidentemente già lanciato - o forse addirittura predestinato - verso più alte vette. Come quella alla quale maca ormai solo l'ultimo passo.

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