Dopo la finale di Champions si discuterà del futuro del tecnico che ha riportato l'Inter ai vertici europei
di Pepe Ferrario© Getty Images
L'offerta c'è, è concreta e molto, molto ricca. Anzi, stratosferica. L'Al Hilal fa sul serio: Fahad Bin Saad Bin Nafel, l'ambizioso e ricchissimo presidente del club arabo, vuole fortemente Simone Inzaghi alla guida della sua squadra. E per riuscirci ha messo sul tavolo 20 milioni di euro: ingaggio da far tremare le gambe e indurre in tentazione chiunque. Anche lo stesso allenatore dell'Inter, che non ha detto sì ma ha comunque prestato ascolto a quanto propostogli. Ora tutto è in stand-by e la ragione è semplice e cristallina: c'è Monaco all'orizzonte, la finale di Champions contro il Psg mette tutto in secondo piano.
Ogni energia, ogni pensiero, ogni sforzo fisico e mentale sono indirizzati al 31 maggio. Ma poi? Poi ci sarà da discutere e Al Hilal o meno non sarà un colloquio scontato perché Simone Inzaghi piace, è nel mirino anche della Premier, e dopo quattro anni di Inter di continue privazioni ma altrettanti successi, ha il pieno diritto di passare all'incasso o, per lo meno, di pretendere ciò che non gli è mai stato dato e che coi fatti si è pienamente meritato.
Non una questione di soldi, di ingaggi, ma di prospettive e di investimenti. Ha preso un'Inter che pareva naufragare tra ristrettezze e ridimensionamenti e l'ha portata al vertice del calcio europeo con idee, intuizioni e schemi che oggi fanno scuola. Ha valorizzato la rosa e ha arricchito il club: sempre con un mercato al risparmio, osservando gli investimenti milionari altrui senza battere ciglio o accennare la minima polemica. Ha saputo navigare da solo, protetto dalla squadra, nei momenti più difficili e se ha raccolto meno di quanto avrebbe potuto, possiamo dirlo senza esitazione, le responsabilità sono da ripartirsi con un management e una proprietà (anzi, due proprietà, quella cinese ieri e oggi Oaktree) che giocoforza hanno lavorato al risparmio.
Ora Inzaghi ha raggiunto uno status internazionale che gli permette di dettare le sue condizioni: non pretende la Luna, chiede semplicemente un impegno pari al valore da lui creato. Più che all'Al Hilal, dunque, la palla è rimandata tra i piedi di Marotta e Oaktree. Il suo, Champions o non Champions, lo ha fatto. Ora tocca alla controparte: non basta annunciare il rinnovo, non basta ritoccare il contratto, serve finalmente un mercato all'altezza delle ambizioni annunciate.