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L'ANNIVERSARIO

Senna all'improvviso: Ayrton, il primo maggio non basta

Trentuno anni fa la drammatica sequenza di incidenti nel fine settimana del Gran Premio di San Marino

di Stefano Gatti
01 Mag 2025 - 08:33
 © Getty Images

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Trentuno anni dopo la scomparsa di Ayrton Senna ad Imola, la venerazione degli appassionati della Formula Uno e del motorsport continua a stupire. Di più ancora però lascia stupefatti l’ammirazione per Magic da parte dei suoi colleghi e dei suoi eredi sulle piste del Mondiale. Logicamente nessuno dei piloti che occupano oggi le venti caselle dello schieramento di partenza ha mai diviso la pista con lo sfortunato campione brasiliano, del quale solo una decina di giorni fa - il 21 aprile scorso - abbiamo ricordato su SportMediaset il quarantennale della prima vittoria in Formula Uno nel bagnatissimo Gran Premio del Portogallo del 1985. Lewis Hamilton - per citare uno degli attuali "senatori" - era nato solo tre mesi e mezzo prima, mentre Fernando Alonso non aveva ancora compiuto quattro anni ed entrambi correvano sui kart all'epoca dei fatti di Imola 1994.

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Eppure la riconoscenza conclamata del sette volte iridato, quella meno esibita dello spagnolo e quella degli altri protagonisti attuali e recenti del Mondiale (Sebastian Vettel ad esempio) è tangibile e - per tornare all'inizio - per certi versi sorprendente, legandosi sì all'infanzia di alcuni di loro ma al tempo stesso completamente sganciata e precedente alla venuta al mondo della maggioranza degli attuali titolari del posto fisso (più o meno) dentro l'abitacolo di una delle venti wing cars al via dei Gran Premi iridati.

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Il trentunesimo anniversario degli incidenti del Gran Premio di San Marino del 1994 contempla due antefatti dolorosi: Rubens Barrichello sfiorò la morte nelle prove libere di venerdì 29 aprile, Roland Ratzenberger perse la vita nello schianto della sua Simtek contro il muretto della Tosa durante le prove ufficiali di sabato 30. Un weekend di sangue che nel 1994 iniziò all'Autodromo Enzo e Dino Ferrari e proseguì fino all'autunno inoltrato, in occasione del Gran Premio del Brasile sul circuito paulista di Interlagos: la gara - letteralmente - di casa - di Senna.

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Per molti di noi il tempo si è in qualche modo fermato: bastano un lampo di luce gialloverde e quel tono di voce sempre pastoso e malinconico per ripiombare all'improvviso nel passato. Avviene allo stesso modo per chi alla leggenda di Senna si è direttamente ispirato, con le credenziali giuste (e il talento) per mettersi nella sua scia, vincere dove Ayrton aveva vinto e - in alcuni casi - addirittura superarlo: almeno a livello di numeri, statistiche, persino titoli. Anche a Imola, dove il Mondiale farà ritorno dall'imminente appuntamento overseas di Miami.

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Ecco allora Sebastian Vettel guidare dodici mesi fa proprio all'Enzo e Dino Ferrari la McLaren MP4/8 del 1993 (l'ultima di Senna prima del fatale passaggio alla Williams) poco prima del via del Gran Premio dell'Emilia Romagna, ecco sir Lewis lo scorso autunno ad Interlagos sulla MP4/5B con la quale il brasiliano vinse nel 1990 il secondo dei suoi tre titoli iridati. Facendo un altro passo, incuriosisce e intriga notare come anche chi oggi è giovane o giovanissimo provi una sincera ammirazione (come minimo curiosità) per Senna e per la sua vicenda. Anche in questo caso non si tratta solo dei semplici appassionati: Senna è un esempio di guida, di stile e di vita anche per i piloti di nuova generazione, e per quelli di Formula Uno in particolare, di fatto "saltando" anche chi ha seguito il brasiliano nell'albo d'oro del Mondiale.

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Fa un effetto particolare rivedere Andrea Kimi Antonelli in maglietta gialla lo scorso anno alle celebrazioni del trentennale a Imola, a fianco di Bruno Senna, nipote di Ayrton e lui stesso pilota di Formula Uno tra il 2010 e il 2012 con HRT, Renault e... Williams. E se per la gente comune viene da pensare che l'attualità della figura di Senna sia legata a filo doppio alla sua tragica fine, per un giovane pilota di Formula Uno deve per forza esserci qualcosa di diverso, di più sottile. Ed è proprio questo il fatto: Senna era qualcosa di più. Una leggenda vivente. Qualcosa (anzi qualcuno) di cui tutti noi abbiamo bisogno, anche solo di tanto in tanto: quel lampo giallo ci compare davanti "a tradimento", quella voce malinconica ci raggiunge senza preavviso, facendoci girare di colpo e trasalire senza rimedio e senza vergogna.

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Dura poco ma ci basta per un altro pezzo di strada, per un nuovo giro di pista. Non serve nemmeno aspettare il primo maggio e dintorni: quella data sul calendario è solo il pretesto per ritrovarci anno dopo anno a fare il tifo per lui. Il casco giallo che fa capolino dall'abitacolo della maledetta Williams è già un misterioso arrivederci alla prossima emozione: questa si sta già allontanando a tutta velocità, una marcia dopo l'altra, in rapidissima sequenza.

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