Dopo il fallimentare GP del Belgio, la Ferrari insegue una difficile riscossa mentre Lewis Hamilton veleggia verso nuovi record ed il settimo titolo.
di Stefano Gatti
Il dubbio sull'unicità (in negativo) della debacle ferrarista al Gran Premio del Belgio ha vita breve: venerdì mattina alle undici in punto diventerà verde il semaforo alla fine della corsia dei box di Monza e (salvo condizioni meteo particolari) novanta minuti dopo sarà tutto più chiaro. Con il rischio (concreto) che lo scenario in casa Ferrari sia ancora più fosco, aumentando l'attesa e soprattutto l'urgenza di una svolta.
Undici anni fa il Gran Premio del Belgio che nel weekend ha segnato il punto finora più basso del Mondiale in corso, portò invece alla Ferrari l'unico successo di una stagione (quella del 2009, appunto) per il resto deficitaria, chiusa al quarto posto del Mondiale Costruttori, con Felipe Massa solo undicesimo tra i piloti, ma in pista solo per metà stagione, fino all'incidente dell'Hungaroring e poi sostituito con esiti disastrosi da Badoer e Fisichella al volante della F60 (sessanta, a ricordare gli anni di presenza delle Rosse nella storia della Formula Uno). Kimi Raikkonen (suo il successo a Spa-Francorchamps) chiuse invece sesto della generale, soprattutto grazie a quella affermazione, la quarta ed ultima tra le Ardenne per il finlandese che, curiosamente, ieri ha preceduto sul traguardo proprio i due ferraristi attuali. In un ordine d'arrivo che (Williams a parte) ha visto Scuderia di Maranello, Alfa Romeo ed Haas (due squadre spinte dalla power unit Ferrari) "assembrate" nelle posizioni di coda...
Servirebbe anche l'abbraccio dei tifosi, questo fine settimana a Monza, ma il Mondiale rivoluzionato dalla pandemia toglie alla Ferrari pure la "spinta" del proprio sterminato e (fin qui) pazientissimo seguito planetario. Ci ha pensato Charles Leclerc, ieri a fine GP del Belgio, a spazzare il campo da qualsiasi illusione di una riscossa rossa già nel weekend del GP d'Italia ma il mese che sta per iniziare resta decisivo per il Cavallino Rampante. Non più per le sorti di questo Mondiale naturalmente, quanto per il futuro. In un senso o in un altro, una svolta netta dovrà comunque esserci.
Poche speranze di riscossa per Monza, qualcosa in più per il weekend dell'inedito Gran Premio della Toscana al Mugello, dove la Ferrari, sulla pista di casa, "festeggerà" (meglio limitarsi ad un meno impegnativo "celebrerà") la propria millesima partecipazione ad una prova iridata. Paradossalmente, ma neanche tanto, i tre appuntamenti tricolori del Mondiale in arrivo (non dimentichiamo il GP dell'Emilia Romagna del 1. novembre che segna il ritorno della Formula Uno in riva al Santerno dopo quattordici anni) potrebbero segnare altrettanti, ulteriori passi nella storia per Lewis Hamilton. Vincendo a Monza ed al Mugello, il dominatore del Gp del Belgio farebbe pari con Michael Schumacher a quota 91 Gran Premi vinti e (azzardando due conti) magari proprio ad Imola raggiungere lo stesso Schumi a quota sette titoli iridati. Numeri impressionanti ma non abbastanza "appassionanti" per la Formula Uno come movimento. Lo ha certamente ben presente l'organizzatore del Mondiale, per il quale (come in fondo è sempre stato) il potere d'attrazione del campionato poco, pochissimo si sposa con il monotema di un pilota padrone assoluto della pista e di una squadra in grado di occupare costantemente per due terzi il podio e per il quale, soprattutto, una Ferrari vincente (o comunque molto competitiva) è un ingrediente irrinunciabile della propria proposta.