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Horner: "La nuova direttiva tecnica non c'entra, in F.1 la bacchetta magica non esiste"

Il GP del Giappone deve fare luce sul clamoroso flop del team campione del mondo a Singapore

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Horner: "La nuova direttiva tecnica non c'entra, in F.1 la bacchetta magica non esiste" - foto 1
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“È stata tutta una questione di assetti. In questo sport la bacchetta magica non esiste. So che a tanti piace dare la colpa (della performance sottotono Red Bull di Singapore, ndr) alla Direttiva Tecnica 18, ma non è così: sulla nostra macchina non ha portato alla modifica di una singola componente". Così Christian Horner, Team Principal del team campione del mondo, smonta la teoria del "silver bullet" (la bacchetta magica di cui sopra) rimanda al mittente il sospetto che alla l'introduzione (proprio a Marina Bay) dell'integrazione a livello aerodinamico del Regolamento Tecnico sia la spiegazione di un weekend largamente deludente, secondo gli standard recenti RB. Ferrari, Mercedes ma anche Aston Martin e McLaren non si facciano insomma illusioni in vista del fine settimana del Gran Premio del Giappone: I "Tori" sono pronti a tornare alla carica, potendo oltretutto contare sulla voglia di rivincita di Max Verstappen.   

Horner: "La nuova direttiva tecnica non c'entra, in F.1 la bacchetta magica non esiste" - foto 3
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La curiosità però è tanta. Anzi, a ruote ancora ferme, la reazione Red Bull al weekend ben poco brillante di Singapore (le due RB19 nella seconda metà della griglia, Verstappen quinto nel GP grazie... a Russell e Perez ottavo) è il principale motivo di interesse a Suzuka. O meglio il primo perché il turno inaugurale di prove farà da spartiacque, riportando il Mondiale nel suo solco abituale oppure ravvivando la parte conclusiva di una stagione ormai comunque destinata a confermare i verdetti 2022 sia tra i piloti che i costruttori.

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Horner e i responsabili tecnici Red Bull intanto insistono sul fatto che la quindicesima tappa iridata sia da archiviare alla voce "episodio", in gran parte spiegabile con le caratteristiche del tracciato di Marina Bay che - a causa del suo fondo irregolare e di alcuni cordoli particolarmente alti - avrebbe impedito alle RB19 del bi-campione del mondo e del suo compagno di squadra messicano di viaggiare radenti al suolo e con il caratteristico assetto "picchiato".  

 

Non bisogna dimenticare che - nel GP del Belgio di fine luglio - Perez e (soprattutto) Verstappen non si erano particolarmente distinti al passaggio-chiave del Raidillon, a causa proprio dell'assetto "superlow" delle loro monoposto. Solo che in quel caso, sul tracciato da sette chilometri di Spa-Francorchamps, quel punto critico non aveva fatto la differenza: Max primo al traguardo del GP del Belgio, Checo secondo.

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Resta il fatto che Verstappen e Perez sono saliti sul gradino più alto del podio sugli altri cinque tracciati cittadini o simil-cittadini sui quali il Mondiale ha già fatto tappa quest'anno: Melbourne, Baku, Miami, Montecarlo soprattutto e Montreal. Un bel rebus: Red Bull conta sul rapido ritorno ai propri "winning ways" in tempi brevissimi, la concorrenza (Maranello in testa) spera in una vera e propria rivoluzione. Che però arriva troppo tardi per cambiare le sorti di questa stagione e forse è giusto che sia così. Lo stop improvviso a quattordici vittorie filate in una stagione non si può spiegare solo con una modifica al Regolamento Tecnico: la teoria dell'episodio è più plausibile di quella del "silver bullet" di cui all'inizio.

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