Le chances iridato dell'australiano sono in caduta libera, GP Brasile da "tutto e subito" per lui
di Stefano Gatti© Getty Images
Cosa succede a Oscar Piastri? Difficile indovinarlo osservando da fuori, ma siamo certi che i "suoi" lo sappiano benissimo. La sua espressione rimane imperscrutabile e in qualche modo "lontana" anche quanDo alza la coppa del vincitore sul gradino più alto del podio, circostanza che peraltro non si verifica più da ormai quasi due mesi a questa parte: Zandvoort, domenica 31 agosto. Il "vulnus" è evidente, la ferita è aperta e sanguina.
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Tra Monza a Mexico City l'ex leader del Mondiale ha bruciato tutti (più uno) i trentaquattro punti di vantaggio su Lando Norris con i quali aveva lasciato Verstappenland, "grazie" al passaggio a vuoto del compagno di squadra,in quella occasione costretto da un problema tecnico ad assistere agli ultimi giri del Gran Premio d'Olanda dal fianco di una delle caratteristiche dune tra le quali è ricavata la versione attuale dello storico tracciato che sorge a poche centinaia di metri dalla costa del Mare del Nord. Il parziale degli ultimi cinque GP è inequivocabilmente impietoso: 47 punti per Piastri, 82 per Norris. Senza dimenticare che nello stesso arco temporale Max Verstappen ne ha incamerati addirittura 116. Per restare ai due piloti McLaren, Lando ha messo a bilancio 35 punti in più di Oscar, recuperando appunto tutti i 34 di ritardo post-Zandovoort.
Cosa può essere successo a Piastri? Forse si fa prima a chiedersi cosa è successo a Norris. Come abbiamo scritto ieri, sembra che Lando abbia puntato i piedi nel dopo-GP di Singapore, chiedendo regolazioni della MCL39 più in linea con il suo stile di guida, che è molto più istintivo e intuitivo di quello - preciso e pulito - del suo compagno di squadra, e che il team lo abbia seguito. Se così fosse, Piastri deve quantomeno provare ad adattarsi, pena il definitivo affossamento delle sue chances iridate che per il momento - è bene precisarlo - sono del tutto intatte, in attesa del responso del Gran Premio del Brasile del secondo weekend di novembre.
"Per qualche ragione, gli ultimi due weekend hanno richiesto un modo di guidare molto diverso. Quello che ha funzionato bene per me nelle ultime diciannove gare, non lo ha più fatto di recente e cercare di capire perché è stato un po' difficile. In gara (a Mexico City, ndr) ho cercato di sperimentare alcune di queste cose perché guidare nel modo in cui ho dovuto guidare negli ultimi due fine settimana non mi riesce particolarmente naturale".
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Non è che la McLaren abbia scelto di favorire Norris nella corsa al titolo. Non avrebbe senso, potendo giocare due carte contro l'unica Red Bull e con Verstappen spina nel fianco del team papaya. È però possibile che il team inglese abbia effettivamente ritenuto di sposare le indicazioni di Lando nel set up di base di una monoposto il cui sviluppo è terminato. Vuoi perché la missione-titolo Costruttori bis è andata a buon fine, vuoi (anche) perché siamo alla vigilia di una nuova era in termini di regolamento tecnico: le due cose insieme, in realtà. Il fatto è che la circostanza sta mettendo in difficoltà da ormai un paio di mesi Piastri e la sensazione (praticamente una certezza) è che non si tratti di maggiore o minore gradimento per una pista piuttosto che per un'altra, ma della necessità per l'australiano di fare un reset generale e provare ad adattarsi a ciò che la MCL39 adesso richiede per raggiungere il suo limite e contrastare la rimonta di Verstappen e della Red Bull, oltre a tenere a bada le incursioni in zona podio di Ferrari e Mercedes. La stoffa più fine di un campione sta anche in questo: tocca proprio ad Oscar dimostrare di esserne in possesso nelle dosi necessarie e sufficienti per portare a compimento la missione-titolo e riportare in Australia un titolo piloti che manca dal 1980 (quarantacinque anni), quando Alan Jones si laureò campione al volante della Williams.
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