NASCEVA 60 ANNI FA

Ayrton Senna, storia di un campione eterno dal tragico destino

Il tre volte campione del mondo di Formula 1 avrebbe compiuto oggi 60 anni: i punti salienti di una carriera inimitabile, il cui ricordo è ancora vivo nel cuore dei tifosi

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Quando si parla di Ayrton Senna, quasi inevitabilmente, si parte dall’ultimo, tragico capitolo, scritto in una triste domenica di maggio, che ha strappato al mondo un personaggio di una grandezza per certi versi inimitabile. In occasione di quello che sarebbe stato il suo 60° compleanno, però, è doveroso ripercorrere dall’inizio le tappe della carriera di uno dei simboli dello sport mondiale.

Ayrton Senna Da Silva nasce il 21 marzo 1960, a San Paolo. Inizia a guidare già a 4 anni, sul go-kart regalatogli da papà Milton, a 13 fa il suo esordio nelle competizioni. Il Brasile, però, gli sta stretto e a 18 anni si trasferisce in Europa, scegliendo il team DAP, squadra con base a Milano. Anni dopo, all’apice del successo, Senna definirà questo periodo come il più felice della sua vita. La sua ascesa è inarrestabile: fra il 1981 e il 1983 colleziona una vittoria dietro l’altra in Formula Ford e Formula 3, laureandosi campione del mondo F3 dopo l’affermazione nello storico Gp di Macao. Il salto in F1 arriva nel 1984: lo ingaggia una piccola squadra inglese, la Toleman.

L’auto non è granché ma Ayrton si mette in mostra a Montecarlo, dove sotto una pioggia torrenziale recupera dal 13° al secondo posto, tallonando il suo futuro rivale Alain Prost. Quando ormai sembra tutto pronto per il sorpasso, però, la direzione decide che il tracciato è troppo bagnato per andare avanti. Il piazzamento resta comunque il miglior risultato assoluto nella breve storia della Toleman. Senna passa alla Lotus nell’85. Con l’iconica auto nera con bordi dorati, il brasiliano ottiene la prima di ben 65 pole position in carriera in Portogallo, dominando la gara sotto la pioggia. Nel prosieguo della stagione il brasiliano ottiene un’altra vittoria e dimostra una velocità incredibile sul giro secco. L’inaffidabilità della 97T, che lo costringe sette volte al ritiro, gli impedisce però di andare oltre il quarto posto finale. Nonostante la delusione, Senna resta alla Lotus per altri due anni, ottenendo il terzo posto finale nell’87. Ad attenderlo, ora, c’è la McLaren. Nella scuderia di Ron Dennis,

Senna rivaleggia con Prost senza gerarchie di squadra. Il brasiliano porta a casa addirittura 7 gare e nella penultima prova conquista aritmeticamente il suo primo Mondiale, grazie a un’epica rimonta e a una gara perfetta in condizioni atmosferiche precarie. Ad avvantaggiare Senna anche la bizzarra ‘regola degli scarti’: Prost ottiene più punti complessivi in classifica, ma per il campionato contano solo gli 11 risultati più positivi in stagione e quelli di Senna sono migliori. La battaglia tra i due si ripropone nell’89. Sempre nella penultima gara in Giappone, al 46° giro, Senna attacca Prost nell’ultima chicane, le auto si toccano e finiscono fuori pista. Prost si ritira, Senna chiede una mano ai commissari per rientrare in pista, ma la mossa gli costa l’annullamento della vittoria che riuscirà ad ottenere (ancora in rimonta) e un mare di polemiche, compresa una multa da 100mila dollari e la sospensione temporanea della superlicenza. Il Mondiale ‘90 parte sotto altri auspici: Prost non vuole più saperne di Senna e va in Ferrari, la lotta fra i due prosegue ed è il solito il Gp del Giappone a fare da ‘ring’. Il brasiliano parte in pole ma ha lo svantaggio di trovarsi sul lato ‘sporco’ della pista, Prost parte secondo, sul lato ‘pulito’: il ‘professore’ ha la traiettoria migliore e prova il sorpasso ma Senna lo sperona, cercando di mantenere la propria linea di guida.

Risultato: entrambi ritirati, altra coda polemica ma stavolta Senna vince il secondo Mondiale in carriera. Nel ‘91 arriva il terzo titolo per il campione di San Paolo, stavolta senza particolari difficoltà: la Ferrari di Prost non è competitiva, la Williams è veloce ma ancora ‘acerba’. Senna vince in scioltezza le prime quattro gare e poi gestisce il vantaggio: è il Mondiale meno sofferto, ma non per questo meno soddisfacente. La parabola di Ayrton, però, è alle prese con un nuovo ostacolo. Nel 1992 la McLaren si rivela inferiore rispetto alla Williams, Senna è costretto a superare il limite troppo spesso. A ciò si aggiunge il ritiro dalle corse di Prost, che toglie al brasiliano un importante stimolo: Mansell conquista il suo primo e unico Mondiale in F1, Ayrton vince 3 gare ma colleziona ben 7 ritiri. In campionato finisce quarto: davanti a lui anche un futuro campionissimo, allora poco più che esordiente, Michael Schumacher. L’incertezza regna sovrana nel ‘93: Senna non si fida dei nuovi motori Honda ma l’unica opportunità per cambiare squadra e lottare per il titolo è la Williams. Quest’ultima, però, ha appena convinto Prost a tornare dal ritiro e il francese pone un veto deciso all’ingaggio del brasiliano.

L’accordo con la McLaren, quindi, si rinnova di gara in gara fino a fine stagione, ma nonostante 5 vittorie Senna finirà proprio dietro Prost, capace di conquistare il titolo ritirandosi definitivamente da campione del mondo. Il francese e il brasiliano appianeranno ogni divergenza proprio al termine della stagione, mettendo così la parola fine alla loro rivalità e iniziando una vera amicizia. Arriva il 1994: con Prost ai saluti, Senna si accorda con la Williams, sperando di poter tornare a lottare per il titolo. L’auto è veloce, ma anche molto instabile: nelle prime due gare Senna ottiene due pole ma si ritira in entrambe le occasioni. La gara successiva è il Gp di San Marino. Senna ottiene un’altra pole in un weekend tormentato da gravissimi incidenti: il primo, il venerdì, coinvolge un giovane connazionale, Rubens Barrichello (futuro pilota Ferrari), che resta vivo per miracolo. Il secondo, il sabato, spezza la vita di Roland Ratzenberger.

I piloti sono sconvolti, ma si decide di correre comunque. Il suo destino si compie al settimo giro, in modo improvviso e irrimediabile, alla curva del Tamburello. Il campione viene trasportato in condizioni disperate all’Ospedale Maggiore di Bologna, si arrende alle 18.40 del 1° maggio 1994. Lascia un vuoto incolmabile nei suoi tifosi e in tutto il popolo brasiliano, che lo aveva elevato a idolo incontrastato. A Senna vengono dedicati film, documentari, canzoni, libri. La Seleçao campione a Usa 94 dedica proprio a lui la vittoria. Qualcuno, poeticamente, sostiene che sia stata proprio la ‘Mano di Ayrton’ a mandare oltre la traversa il pallone decisivo calciato da Roberto Baggio. Ancora oggi, il campione vive attraverso le opere benefiche dell’Istituto Ayrton Senna, un’organizzazione fondata dalla sorella Viviane che ogni anno toglie dalla strada migliaia di giovani brasiliani regalando loro un futuro. D’altra parte era lo stesso Senna a dire: “I ricchi non possono vivere su un'isola circondata da un oceano di povertà. Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare a tutti una possibilità”.

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