Dal finale "folle" di Barcellona al rischio di saltare un GP entro l'anno
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Nella Formula Uno anestetizzata di oggi è uno dei pochi capace di "sfidare" il potere: quello spesso ottuso della FIA nell'attuale gestione Ben Sulayem. Certo, Max se lo può permettere da quattro volte campione del mondo ma non bisogna esagerare e domenica 1. giugno a Barcellona Max lo ha fatto, chiamandosi al di sopra delle regole. Viene da dire: un conto sono gli e-sports nei quali alla fine è tutto lecito e dei quali l'olandese è un assiduo e - manco a dirlo - fortissimo praticante, tutta un'altra storia nel mondo reale, facendo a ruotate con gli avversari senza alcuna logica. Al di là del "fuoco" della competizione ovviamente. Nel finale del Gran Premio di Spagna Verstappen era all'angolo, in pista con un treno di gomme "di legno" contro una concorrenza molto meglio attrezzata ma la giustificazione lascia il tempo che trova.
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Non si capisce soprattutto come Max - solitamente più autoritario e padrone del proprio "destino" - abbia accettato la decisione del suo team di montare le hard invece di tentare l'azzardo di rimanere in pista, prendere la testa della gara e poi provare a resistere al finale arrembante delle McLaren nel rush verso la bandiera a scacchi. Sette-otto giri per entrare ancora di più nella leggenda. Si può facilmente obiettare che sarebbe finita allo stesso modo... o forse no. Perché se è vero che Verstappen avrebbe fatto muro con Piastre e Norris come ha fatto con Leclerc e Russell, è vero anche che i due piloti della McLaren sarebbero verosimilmente stati più guardinghi, considerando la posta in gioco. Anche e soprattutto tra di loro. Insomma, da una possibile (anche se ai confini della realtà) impresa leggendaria ad un anonimo decimo posto causa penalizzazione. Con il rischio di saltare un GP al prossimo eventuale fattaccio. Lo ricordiamo: con i tre incassati a Barcellona, Max è ad un sola lunghezza dal tetto dei dodici punti-penalità, in corrispondenza dei quali scatta la (pesantissima) sanzione.
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In ogni caso, non saremo certo noi a dire che un quattro volte campione del mondo ha il dovere di essere un esempio di correttezza o di responsabilità, soprattutto quando il concetto assomiglia fin troppo da vicino al conformismo che in Formula Uno - FIA e organizzatore americano su questo sono in piena e opinabile sintonia - per tornare all'inizio anestetizza pathos ed emozioni.