È tempo di decidere che direzione prendere: se no il Paese resta bloccato e lo sport muore
di Gianluca Mazzini
Che il Dpcm del Premier Conte sulla fine (presunta) del lockdown abbia confuso le idee agli italiani piuttosto che chiarirle non è una nostra scoperta. Poche le certezze, molte le “dimenticanze” del governo sulle nuove (presunte) riaperture. Conte ha spiegato che dal 4 maggio ripartiranno gli allenamenti individuali e dal 18 quelli per gli sport di squadra. Forse. Perché il Ministro dello Sport Spadafora ha precisato, dopo la diretta tv, che non è sicuro che sia proprio così. Nel decreto infatti viene citata solo la data del 4 maggio mentre di quella del 18 non c’è traccia.
Nelle settimane scorse c’erano state polemiche perché sembrava che i calciatori dovessero ricevere un trattamento di favore ovvero tornare per primi ad allenarsi. Invece sono stati i più… penalizzati. Sicuramente prima di tre settimane non vedranno il campo.
Si tratta di una data “ghigliottina” perché, poi, ci saranno meno di dieci giorni per comunicare alla UEFA come si concluderanno i campionati, come saranno gestite le retrocessioni/promozioni, se verrà assegnato il titolo. La deadline fissata a Nyon resta quella del 27 maggio. Bene ha fatto il Presidente della Figc Gravina, commentando le decisioni del governo, a ribadire che la Federazione ha già presentato accurati protocolli medici ma c’è anche la possibilità di implementarli oltre a quella di sottoporli al comitato scientifico. Dunque massima disponibilità ma bisogna fare in fretta.
Se si vuole finire il campionato il calendario è oramai obbligato. Si deve tornare a giocare a partire da martedì 10 giugno (dopo 23 giorni di allenamento). Inevitabili partite ogni tre giorni. Altra possibilità è pensare a un piano B. L’ipotesi di Lotito di assegnare lo scudetto in una partita secca tra Juve e Lazio ha il sapore della provocazione, ma non troppo. Si potrebbe rispolverare l’idea dei playoff. Non piace a tutti ma sarebbe sempre meglio di decisioni prese a tavolino. L’assegnazione dello scudetto e promozioni e retrocessioni decise sulla base delle attuali classifiche scatenerebbe una serie infinita di ricorsi.
Comunque è tempo di decidere, il giochino dei virologi che non sanno l’evoluzione della pandemia e non danno indicazioni ai politici che continuano a rimandare le decisioni non regge più. Così il Paese resta bloccato, l’economia annega e lo sport muore.
Se non si vuole scommettere sulla ripartenza immediata, almeno del calcio, lo si dica. Se si pensa che tra altri 40 giorni la situazione sia ancora emergenziale lo si confessi. Anche perché organizzare la prossima stagione sarà un rebus considerando che ad agosto si dovrebbero comunque giocare Champions e Europa League.