LA SVOLTA

Milan nuovo, volti nuovi: il 4-4-2 di Pioli funziona

Castillejo, Leao e Rebic protagonisti nella svolta tattica rossonera. Suso, Piatek e Paquetà ai margini

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"Una manna dal cielo". L'arrivo di Ibrahimovic nel mercato di gennaio è stato giudicato così per il Milan dal tecnico Stefano Pioli. Dopo lo scialbo 0-0 interno con la Sampdoria nella prima dell'anno, i rossoneri - per far rendere lo svedese - hanno cambiato rotta decidendo di optare per il 4-4-2 e scegliendo volti nuovi per interpretarlo. Fuori Suso, Piatek e Paquetà, dentro Leao a fianco di Ibra, Castillejo e - come contro l'Udinese - rispolverato Rebic. Risultato tre vittorie in altrettante partite, Coppa Italia, inclusa e la sensazione di una squadra con gli stessi limiti di prima, ma viva e con un'anima nuova.

I numeri del resto parlano chiaro. Con l'abbandono del 4-3-3 e il passaggio alle due punte, considerando la Coppa Italia come un intermezzo ibrido tra il 4-4-2 e il 4-2-3-1 per dare minuti a Rebic, il Milan è tornato a segnare con continuità (otto gol in tre partite), ma soprattutto ha iniziato a riempire l'area come mai in precedenza, variando le modalità d'attacco in precedenza sempre piuttosto prevedibile, eccezion fatta per le incursioni di Hernandez a sinistra.

Il più rivitalizzato dall'arrivo di Ibrahimovic è sicuramente Samu Castillejo, un giocatore che - riportato in un ruolo più consono alle sue qualità - sta sfruttando al massimo le difficoltà di Suso, prendendosi il Milan e il supporto dei tifosi a suon di cavalcate, giocate, assist (due) e gol; puntando il fondo o rientrando verso l'interno, il tutto con un ritmo di pedalata sicuramente più frequente rispetto a quello del connazionale spedito in panchina tra i fischi del popolo milanista.

Se le certezze al momento si chiamano Hernandez (cinque gol in campionato, primo difensore del Milan a segnare cinque gol in una singola stagione di Serie A da Christian Panucci nel 1995/96), Ibrahimovic (di cui basta la presenza) e Donnarumma (al netto dell'errore sul gol di Larsen, ha salvato il risultato), Pioli si trova con Leao e Rebic in rampa di lancio. L'attaccante portoghese contro l'Udinese ha agito più da rifinitore che da attaccante puro, mostrando lampi di qualità e qualche errore da limare; poi c'è il croato che in fresco postpranzo di gennaio si è trasformato da oggetto misterioso e in partenza a eroe di San Siro. Fisicità e tecnica per costituire con Hernandez un binario temibile sulla sinistra non mancano, ma Rebic dovrà lavorare sul suo tallone d'Achille in carriera: la continuità.

Certamente il Milan non è guarito e le lacune sono evidenti. Gli svarioni difensivi perdonati dall'Udinese nonostante i due gol fatti, raccontano di una squadra dagli equilibri ancora tutti da trovare. Ma c'è un'anima, un'idea, una voglia evidente di uscire dal pantano di una stagione difficile con corsa, idee e muscoli. Non di quelli di Suso, Piatek e Paquetà, ancora ai margini e ancora protagonisti in chiave mercato piuttosto che in campo.

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