"Voglio vedere Origi: sono stato con lui a Lille, era un ragazzino, adesso mi aspetto un campione che fa la differenza"
© ipp
Dopo la rottura del crociato e del collaterale e il lungo recupero, Simon Kjaer è pronto a ripartire e a scendere in campo. E lo fa dopo un anno straordinario per il Milan. "Cosa mi ha rubato l'infortunio? - ha spiegato il difensore rossonero a SportWeek -. Io so di aver dato una grande mano a vincere questo scudetto perché è stata la conclusione di un percorso di crescita, tecnica e mentale, iniziato due anni e mezzo fa quando sono arrivato al Milan". "L'anno scorso ho giocato solo 11 partite, ma lo scudetto lo sento mio. Lo abbiamo vinto tutti insieme", ha aggiunto.
Certo, restare a guardare i compagni di squadra centrare l'impresa non è stato facile. Ma Kjaer ha sentito sempre il gruppo vicino. "Quando mi sono fatto male ho staccato la spina dal calcio per quattro mesi. Non guardavo neanche le partite. Ero in contatto con Pioli e i compagni, niente altro - ha raccontato -. Non andavo a Milanello perché non avevo niente da dire e niente da fare". "Sono tornato più o meno a dieci partite dalla fine perché dovevo ricominciare a fare qualche lavoro con la squadra e restituire qualcosa a me - ha continuato -. I ragazzi mi hanno accolto regalandomi la maglia con il mio nome firmata da tutti loro. Il Milan è davvero una famiglia e io voglio bene a tutti".
Poi qualche battuta sui protagonisti dello scudetto rossonero, sui nuovi arrivati e su chi è andato a fare esperienza altrove. "Leao e Tonali non sono più ragazzi, devono crescere enormemente. Quello che hanno fatto l'anno scorso non basta più - ha spiegato Kjaer -. Leao ha qualità straordinarie e perciò non può permettersi partite in cui si vede poco: deve essere decisivo sempre. Se riesce a fare questo salto, può diventare uno dei top cinque al mondo". "Voglio vedere Origi: sono stato con lui a Lille, era un ragazzino, adesso mi aspetto un campione che fa la differenza perché ha tutto per esserlo, velocità, fisico e piedi - ha aggiunto -. Anche Bennacer deve crescere, ritagliandosi un ruolo importante". "Daniel Maldini mi sembrava maturato, più pronto - ha proseguito il difensore rossonero -. Spero che lo possa dimostrare allo Spezia dove è andato in prestito. La società ha fatto bene perché ha bisogno di giocare".
Quanto invece alla concorrenza con Kalulu e gli altri compagni di reparto, Kjaer non ha dubbi. "Pierre ha fatto una stagione fantastica. Dal mio punto di vista lui non è un rivale - ha spiegato -. Se io faccio il mio lavoro, se sto bene, c'è solo uno che può decidere, Pioli". "Poi io posso arrabbiarmi con lui, ma non con Kalulu, Tomori o Gabbia perché sono colleghi e uno di loro mi sarà al fianco in campo - ha aggiunto -. Avrò bisogno di loro, del loro aiuto, quindi non potranno mai essere rivali. So che quest'anno non farò 45 partite. Ci saranno occasioni per tutti, ma ovviamente voglio giocare. Quando ci sarà il derby voglio giocare".
Infine qualche considerazione sulla stagione alle porte. "Le avversarie sono state aggressive sul mercato. Quando mancavano dieci partite alla fine, nessuno credeva nel nostro scudetto - ha concluso Kjaer -. Adesso diventa ancora più dura perché tutti vogliono battere i campioni d'Italia. Ma noi possiamo ancora crescere. Nessuno, qui al Milan, ha ancora finito di farlo. Anche noi vecchi: se il fisico inizia a crollare, la testa deve andare più veloce".