L'ANALISI

Milan in testa da solo: il lavoro di Pioli, il genio di Ibra

Rossoneri, reduci da 20 risultati utili, primi in classifica da soli: non accadeva dal 2012. Il merito del tecnico e quelli dello svedese

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Lassù, a godersi la testa della classifica in solitaria: un brivido, una bella sensazione che il Milan non provava dal 2012. Un derby vinto dopo un digiuno che durava dal 2016 e che vuol dire quattro su quattro dopo altrettante giornate di campionato. E qui bisogna andare ancora più indietro negli anni: un inizio così non capitava dalla stagione 1995/96 con Fabio Capello seduto in panchina. Ora in panchina c'è Stefano Pioli, che con dedizione al lavoro, in silenzio e con orgoglio si è tenuto stretta una squadra già consegnata a un altro e che ha fatto del Milan una Squadra con la s maiuscola: uomini giusti al posto giusto e ordine tattico. Con la semplicità che lo contraddistingue.

Venti risultati utili consecutivi dopo il lockdown e una striscia positiva ormai lunga sedici partite non sono numeri a caso. Ma se questo Milan è capace di andare oltre, oltre i pronostici, oltre le sue reali potenzialità, questo lo si deve a un 'mostro' senza età di nome Zlatan Ibrahimovic. Immenso. E' il Benjamin Button (come lui stesso ama definirsi) del pallone l'anima dei rossoneri: alla faccia dei suoi 39 anni compiuti da un paio di settimane, l'attaccante svedese ha da solo la potenza, la carica e lo spirito di sacrificio necessari per trascinare il gruppo, dentro e fuori dal campo. Per i giovani è un maestro, una figura di riferimento. Per gli 'anziani' è un esempio da imitare.

Ha regalato al Milan la vittoria sull'Inter con una doppietta che gli consente di agganciare Silvio Piola come giocatore ad aver realizzato il maggior numero di marcature multiple in Serie A superati i 38 anni di età: quattro. E che lo incorona il giocatore più anziano a segnare nel derby di Milano con il sorpasso a Nils Liedholm (nel 1961 a 38 anni, 5 mesi e 18 giorni). Con i due gol di ieri sera sono otto i centri nei derby di Milano in Serie A (sei con il Milan e due con l'Inter): soltanto tre giocatori hanno fatto meglio (Meazza con 12, Nordahl e Nyers con 11).

Soltanto numeri, statistiche. Ibra vuole continuare a essere il migliore e basta, alla faccia dell'anagrafe. Niente lo spaventa, neppure il Covid. Dopo la positività e la guarigione, è più carico che mai e non vuole fermarsi. Alla faccia della scaramanzia, Ibra ha il coraggio di parlare di scudetto. Perché no?

 

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