L'INDISCREZIONE

Milan, il mistero Rangnick e l'ombra di Allegri

In Francia parlano di contratto già firmato dal tecnico tedesco. In Italia si fa strada la pista che porta all'ex Juve. Mentre Pioli...

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Che succede? Il nodo su chi affidare la panchina del Milan nella prossima stagione agita le varie anime del club. Che Ivan Gazidis punti su Ralf Rangnick non è un mistero anche se l'Equipe è andata un po' oltre. Stando all'indiscrezione dei francesi, infatti, il tecnico tedesco avrebbe già firmato una sorta di pre-accordo con una penale stabilita nel caso non venisse rispettato. Da Elliott è già arrivata la smentita ma la candidatura di Rangnick continua a circolare nei piani alti di Casa Milan soprattutto per la sua doppia veste di tecnico e direttore sportivo, una figura all'inglese, un modello che Gazidis per i suo trascorsi londinesi all'Arsenal apprezza ma che potrebbe non funzionare se trapiantato in Italia. Da noi infatti i confini tra allenatore e dirigenti sono definiti senza interferenze. 

Non a caso Paolo Maldini qualche giorno fa era stato piuttosto esplicito: "Con il dovuto rispetto, non credo che sia il profilo giusto per associarlo al Milan". Il duo Boban-Maldini al momento è soddisfatto del lavoro svolto da Pioli ma per una conferma piena - nonostante il tecnico parmigiano abbia un contratto fino a giugno 2021 - servirebbe un quarto posto e quindi una poderosa rincorsa verso la Champions distante 10 punti.

Un'impresa insomma anche perché Allegri sembra aver dato una disponibilità di massima - a determinate condizioni - a tornare sulla panchina rossonera. Come Boban e Maldini anche l'ex allenatore della Juventus è convinto che servano altri 3-4 innesti d'esperienza ma Ibra, che con Max ha firmato l'ultimo scudetto rossonero 9 anni fa, sarebbe entusiasta di tornare a lavorare col tecnico livornese. Occhio però perché l'aspetto salariale non è secondario: su Allegri ci sono gli occhi della Premier e per tornare a guidare il Diavolo la richiesta d'ingaggio sarebbe da top manager, da almeno 10 milioni di euro netti a stagione, più del doppio di quella di Rangnick che ama costruire calcio puntando su giovani e contenendo così il monte ingaggi lordo, esattamente la filosofia del fondo americano. Pioli che ha riattivato e cambiato il Milan resta sullo sfondo di un complicato braccio di ferro, due filosofie a confronto.

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