L'ex fuoriclasse svedese: "Per accettare il mio ruolo ho chiesto tre cose: progetto a lungo termine, vincere e restare me stesso"
Dopo mesi di silenzio e una presenza sempre più nell'ombra del Milan, Zlatan Ibrahimovic è tornato protagonista e nel giro di poche ore ha rilasciato nuove dichiarazioni. Protagonista al Festival dello Sport in corso a Trento, il dirigente rossonero ha parlato del proprio ruolo all'interno della società e dei giocatori che, guidati da Allegri, stanno provando a rialzare il Milan dopo la stagione difficile passata lo scorso anno. "Oggi sono un rappresentante di RedBird, fondo proprietario del Milan. Cerco di aiutare tutti a fare meglio, poi mi alleno sempre e ho altri progetti. Dopo l'addio al calcio devo fare qualcosa per sentirmi vivo, anche se quell'adrenalina non c'è più. Ora viaggio tanto, voglio scoprire il mondo che mi ha aperto Cardinale e fare nuove esperienze".
Un nuovo ruolo che Ibrahimovic ha ammesso di non aver accettato subito: "Cardinale mi ha convinto dopo diversi appuntamenti, ma gli ho chiesto tre cose: progetto a lungo termine, vincere e rimanere me stesso".
Il Milan è in crescita e con Allegri punta a tornare in Champions League: "Stiamo andando bene con Allegri che è un vincente e ha portato esperienza, equilibrio e stabilità. La società ha fatto una squadra competitiva e ora facciamo un passo alla volta per accontentare il mister. Dobbiamo vincere e finché ci riusciamo anche le critiche al mister girano al largo. Tutti giudicano in base ai risultati e non è vero che questo Milan gioca male". Un rapporto, quello con il tecnico rossonero, che parte da lontano quando Ibrahimovic stesso era allenato da Allegri: "Abbiamo litigato tante volte, ma con due vincenti sono cose che succedono anche se non dovrebbero uscire sul giornale perché per noi sono cose normali".
Nell'ultimo turno di campionato prima della sosta il Milan ha pareggiato 0-0 in casa della Juventus, un pareggio che ha messo Leao nel mirino della critica e che comunque non è stato preso con serenità dall'ambiente squadra rossonero: "Nello spogliatoio erano tutti arrabbiati perché quella partita potevamo vincerla. Poi bisogna sempre stare attenti a quello che si dice subito dopo il match perché c'è tanta adrenalina". Su Leao: "Si parla di lui perché è forte. Lo scudetto del 2022 lo ha vinto da solo, faceva la differenza da fenomeno. Ci aspettiamo tanto da lui".
In mezzo al campo invece c'è chi il fenomeno lo sta ancora facendo, Luka Modric, a 40 anni: "Lui è un maestro, non gioca a calcio lui è il calcio. L'anno scorso ci siamo detti che ci serviva esperienza e dopo l'allenatore abbiamo preso Modric che Ancelotti ha confermato avere una mentalità incredibile. Luka è passione, identità, è un maestro. Se avessi giocato con lui avrei potuto allungare la carriera di un paio d'anni perché comunque avere di fianco uno come lui ti porta a fare di più. Modric, come gli ho detto, deve essere la guida della squadra come io lo sono stato nel Milan di Pioli, leader dentro e fuori dal campo".
Nel confronto tra Guardiola e Mourinho, Zlatan Ibrahimovic cita Capello: "L'allenatore più importante per la mia carriera è stato Fabio, mi ha fatto fare lo step da giocatore a fuoriclasse elevandomi e poi facendomi tornare a terra, mi ha trasformato in un animale. Mourinho e Guardiola hanno cambiato il calcio e sono cresciuto con entrambi. Mourinho è tutto mentale, ti entra in testa. Io non ho mai avuto problemi con Guardiola, lui li ha avuti con me".
Nella lunga carriera da calciatore Ibrahimovic è diventato l'idolo di molti ragazzini tra cui Francesco Camarda che di recente ha segnato il primo gol in Serie A ed è diventato il marcatore più giovane della storia dell'Under 21 a 17 anni: "Tengo molto a lui. Ora è in prestito ma l'anno prossimo tornerà, deve fare il suo percorso e sono molto contento per lui. Al calcio italiano manca un centravanti come lui".