Il tecnico rossonero in crisi: "Epoca diversa: bisogna stare attenti a come dire qualcosa ai ragazzi, ognuno pensa al suo orticello"
Sconforto e delusione: è questo l'umore di Gennaro Gattuso da un po' di giorni. Prima la conferenza stampa di sabato, poi la sconfitta contro il Torino e le dichiarazione quasi di resa. Adesso, nel day-after della sconfitta contro i granata, l'allenatore rossonero è tornato a parlare e si è praticamente sfogato: "Quando giocavo io nel Milan c'era il rispetto delle regole, ora...".
Sono cambiate le generazioni, ma quello Ringhio assomiglia a un grido d'allarme, qualcosa a Milanello non va più per il verso giusto: "Oggi è un'epoca diversa. Non scordiamo che le cose sono cambiate, un allenatore deve trovare ragazzi disposti a fare sacrifici. Oggi devi stare attento a dire qualcosa ai ragazzi, se gli dici qualcosa poi iniziano a lamentarsi, cercano alibi: le cose sono cambiate, ora ognuno pensa al suo orticello, a fare le cose come è abituato a fare".
Durante la presentazione del libro "Da Calciapoli ai Pink Floyd" di Alberto Costa, il tecnico ha continuato: "La salvezza del Milan in questi anni è stata il rispetto delle regole, in pochi anni è dovuto intervenire Galliani. Eravamo noi ad andare in sede per farlo intervenire, rispettavamo la storia: oggi si fa più fatica. La mentalità dei giocatori è cambiata, oggi devi stare attento, prima dovevi stare zitto. Il primo giorno a Milanello mi feci la barba, lasciai due peli nel lavandino... Presi due schiaffi in testa da Costacurta, capivi subito la mentalità. Galliani mi voleva convincere a restare, da giocatore, ma non mi sentivo più a mio agio, non parlavo più la stessa lingua. A tanti non piaceva quello che io, Abbiati e Ambrosini dicevamo".