Il dirigente UEFA unico manager sportivo tra le persone più influenti in tema di sostenibilità scelte dal magazine statunitense: "Con lo sport possiamo arrivare a milioni di persone"
di RedazioneUn riconoscimento che “sottolinea quello che sta facendo la Uefa e più in generale tutto il calcio europeo in campo di sostenibilità sociale e ambientale”, così Michele Uva, Executive Director UEFA con responsabilità sui temi della Sustainability, ha commentato la sua presenza tra i 100 Climate leaders scelti dal Time: “Un risultato frutto della visione della Uefa e di tutte le parti coinvolte in questo cambiamento: dalle Federazioni fino ai singoli club, perché su questi temi serve un’azione collettiva che oggi inizia ad avere un impatto reale e che porta poi a questi riconoscimenti che provengono da parti esterne al nostro sistema”.
Uva, manager con un passato tra pallavolo, calcio e ruoli istituzionali tra CONI e FIGC, è l’unico dirigente sportivo a essere stato incluso nel Cimate100: “Se anche il Time si è accorto dell’impatto che lo sport sta avendo su questi temi vuol dire che stiamo andando nella direzione corretta. Il calcio ha il pregio di arrivare a tantissime persone: dai milioni di bambini e bambine che lo praticano sino ai tifosi di tutto il mondo”.
Un cambio di marcia ispirato dalla Uefa Sustainability Strategy 2030, un documento redatto nel 2021 da Uva e il suo team per individuare le tematiche ambientali e sociali su cui il calcio può incidere: “Abbiamo iniziato analizzando quali fossero i temi che impattano sullo sport: così siamo arrivati agli 11 pilastri (dalla lotta al razzismo all’accessibilità e sostenibilità degli eventi, ndr). Dovendo parlare a 55 Federazioni con culture molto diverse abbiamo scelto di offrire delle linea guida: ognuna ha poi la necessità di adattare la propria strategia al proprio contesto. Questo non vuol dire trascurare nessuno degli aspetti identificati ma darsi delle priorità sulla base delle caratteristiche culturali, di religione e di approccio di ogni Paese”. Il ruolo della Uefa in questo processo è stata l’introduzione di alcune regole in modo che ogni club e Federazione dovesse affrontare queste sfida: “Abbiamo ‘obbligato’ tutte le squadre che partecipano a competizioni europee ad avere un manager della sostenibilità e una strategia approvata”.
Uno dei punti cardine nel percorso tracciato dalla Uefa è legato alla sostenibilità delle infrastrutture: “Che si tratti di uno stadio o di un centro di allenamento questi impianti devono rispettare tutti i parametri di sostenibilità (dall’economia circolare fino al risparmio energetico e di riduzione delle emissioni). La partita è un momento di aggregazione di massa che deve essere fruibile per chiunque: da un non vedente a una famiglia. Tutti i nuovi impianti stanno seguendo le nostre best practices sulle infrastrutture sostenibili e siamo certi che anche in Italia seguiranno la strada da noi indicata”.