Gli eroi dimenticati del calcio brasiliano

E' in libreria "Scusa se lo chiamo futebòl" del nostro Enzo Palladini

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"I brasiliani non hanno inventato il calcio, ma il calcio ha reinventato il Brasile". Questa frase, che apre il primo capitolo del bellissimo "Scusa se lo chiamo futebòl", spiega perfettamente quanto sia profondo il rapporto tra il Brasile e il calcio. In un viaggio in terra brasiliana Enzo Palladini, giornalista di Premium Sport, ci accompagna alla scoperta del futebòl. Non quello di Pelè, Garrincha, Zico, Ronaldo e Ronaldinho, che nel libro vengono citati senza essere mai i veri protagonisti. Ma il futebòl povero, quello che non viene visto da nessuno.

Il racconto accenderà una luce attorno agli eroi dimenticati. Perivaldo, che doveva essere in campo al Sarrià nel 1982 e oggi invece fa l'ambulante a Lisbona. Jaguarè Bezerra de Vasconcelos, uno spazio in tutte le storie del calcio brasiliano, senza avere una data di nascita e una di morte. Il campioncino con una sola gamba, il Pelè del Sergipe o Dadà Maravilha, il centravanti implacabile che sostiene di aver segnato 499 gol di testa. "Scusa se lo chiamo futebòl" non è una storia della Coppa del Mondo, ma piuttosto della Taça des favelas. Dove al campo l'odore del churrasco serve a camuffare quello del fumo delle canne.

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