SDOTTORATE

Le Sdottorate: ecco perché Spalletti merita lo scudetto...

I meriti del tecnico del Napoli alla ricerca del suo primo grande trionfo italiano

di
  • A
  • A
  • A
© Getty Images

“Non capita tutti i giorni…” cantava alla fine degli anni Settanta un napoletano doc come Edoardo Bennato. Già, non capita tutti i giorni (meglio: tutte le domeniche) di avere… tre subentranti del calibro di Zielinski, Simeone e Lozano. Il 4-1 del Napoli a Cremona – successo peraltro molto più sofferto di quanto non indichi il punteggio – unito al rocambolesco pareggio dell’Atalanta a Udine lancia la Banda Spalletti da sola in vetta alla classifica. Qui, più che il Gatto e la Volpe di bennatiana memoria, potremmo parlare di… Lepre partenopea in fuga.

Direte voi: nel panorama non esaltante del nostro calcio ha una bella fortuna Luciano Spalletti ad avere a disposizione una batteria offensiva composta da sei grandi attaccanti. I tre nuovi Kvara, Raspadori e Simeone che si aggiungono ai “vecchi” Politano, Lozano e Osimhen (fin qui utilizzato pochissimo causa infortuni). Della serie: come non sentire la partenza di gente che ha fatto la recente storia azzurra come Insigne e Mertens. Epperò a Spalletti vanno grandi meriti nell’essere riuscito ad assemblare alla perfezione e a far rendere alla grande una squadra che, dietro, aveva anche la non piccola incombenza di rimpiazzare un gigante come Koulibaly sostituito al meglio con Kim. Applausi alle oculate e azzeccate scelte di mercato portate avanti dal diesse Cristiano Giuntoli. Ma, ripetiamo, un ruolo centrale nel fantastico avvio del Napoli 2022-23 spetta al tecnico di Certaldo.

Una squadra che diverte, segna (35 gol in 12 partite, miglior attacco della Serie A e della Champions) e vince (10 gare su 12 stagionali con due pareggi). Nel segno dei verbi calcistici che più piacciono a Spalletti.

Come longevità anagrafica lo battono solo Gasperini (classe ’58) e Sarri (’59 come lui, ma di gennaio). Ma la sua carriera in panchina a grandi livelli è cominciata ben prima rispetto ai due colleghi. Quando - nell’estate 1997 - Spalletti debuttava in A con l’Empoli (portato nella massima serie con due promozioni di fila dalla C1) Gasperini guidava gli Allievi della Juventus e Sarri affrontava il campionato di Eccellenza toscana con l’Antella (squadra di una frazione di Bagno a Ripoli, nella cintura fiorentina). A differenza di Gasperini e Sarri, che hanno sofferto qualche inevitabile incidente di percorso in carriera, si può dire che Spalletti nella sua quasi trentennale esperienza in panchina non abbia praticamente mai sbagliato un colpo. Certo, un esonero “zampariniano” ai tempi del Venezia è quasi una medaglia al valore e l’onta dell’unica stagione davvero storta (la retrocessione in B con la Sampdoria di Ortega e Montella nel 1998-99) ha più di un’attenuante: per esempio, l’assurdo licenziamento e la sostituzione con Platt salvo (tardivo) richiamo. Spalletti aveva conquistato 34 punti nelle sue 28 giornate alla guida del Doria, Platt soltanto 3 in 6 partite… Senza quello scellerato e temporaneo esonero la Sampdoria si sarebbe salvata in carrozza.

Dalla retrocessione con la Samp alla prima storica qualificazione in Champions con l’Udinese passano appena sei anni in un crescendo di risultati e sempre con l’imprinting del bel gioco. Maestro di calcio, Spalletti, cui si devono almeno tre grandissime intuizioni: a Udine la trasformazione di David Pizarro da trequartista farfallone a regista di sostanza, a Roma l’avanzamento di Totti al centro dell’attacco giallorosso, nella Milano interista l’arretramento di Brozovic davanti alla difesa. Il tutto con obiettivi (qualificazione Champions) sempre puntualmente centrati. Certo, il palmares italiano di Spalletti espone solo due coppe Italia e una Supercoppa (con la Roma), mentre nella sua esperienza in Russia con lo Zenit di San Pietroburgo sono arrivati poi due campionati, una coppa nazionale e una supercoppa racchiusi tra il 2010 e il 2012.  

Mai come quest’anno insomma il tecnico del Napoli meriterebbe di conquistare il primo scudetto italiano di una carriera alla quale manca in effetti solo quel triangolino tricolore in un torneo che vede appena tre allenatori vincitori di scudetti: Allegri (con 5), Mourinho (2), Pioli* (1) e Sarri (1). Con Spalletti pronto a calare il suo personalissimo pokerissimo.

*Ringrazio Gabriele di Cogorno e gli altri lettori (Marcocodone, Nadir, Matteo e Peddi93) per aver segnalato la grave omissione dell'ultimo scudetto vinto... da Pioli

Leggi Anche

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 commenti