La doppia vittoria con due rivali dirette all'Europa che conta hanno riportato in alto il club torinese
di Andrea CocchiAdesso si può sognare in grande. La Juve è a quattro punti dalla vetta (anche se tre delle quattro che la precedono hanno una partita da recuperare) e Spalletti si gode una squadra che ha finalmente trovato un'identità. Oltre ai punti che poi, a ogni latitudine, sono quelli che contano. Non solo in casa bianconera. Dopo Napoli, e dopo gli errori comunque ammessi dallo stesso allenatore, la Juventus ha battuto il Pafos in Champions e due rivali dirette per la zona Champions come Bologna e Roma. Ora però la domanda è un'altra: Spalletti può puntare allo scudetto?
Vista la classifica la risposta più ovvia sarebbe "perché no?". Visto il modo in cui la squadra sta recependo le logiche spallettiane, poi, sembrerebbe assurdo non pensarci. Il calendario offre una serie di partite non complicatissime (Pisa, Sassuolo, Cagliari fuori, Lecce e Cremonese a Torino) in meno di un mese. Un'occasione ghiotta per pensare al grande salto.
Ma cosa è successo alla Juventus? Semplicemente c'era bisogno che un allenatore arrivato in corsa avesse il tempo di indirizzare la squadra verso le sue idee. Non ha stravolto il sistema di gioco, mantenendo lo stesso 3-4-2-1 di Tudor, ma ha provato a inserire nel chip della manovra bianconera alcuni suoi principi. Al di là delle spallettate (Koopmeiners nei tre centrali), la Juve ha iniziato un lento cammino verso logiche solide, che le hanno dato maggiori sicurezze. Basti pensare al modo in cui la squadra riesca a essere fluida nei cambi di posizione nelle catene laterali o come sappia uscire dal pressing. Il gol che ha sbloccato la partita con il Pafos, poi, dimostra come certe idee estreme possano essere decisive. I due esterni a tutta fascia (Cambiaso e McKennie) che diventano il rifinitore e il finalizzatore di un'azione tra le linee e l'area di rigore. Lo stesso è successo contro la Roma con lo statunitense che andava a "fissare" un avversario sulla trequarti centrale e sfruttava i suoi inserimenti in area a fari spenti. Cambiaso, poi, si è spesso fatto trovare in mezzo al campo per approfittare del fatto che difficilmente il suo avversario diretto (nelle marcature a uomo della Roma) avrebbe abbandonato la fascia per seguirlo. Così, sia lui che McKennie hanno trovato lo spazio "tra gli uomini" come spesso dice Spalletti. Cambiaso è stato decisivo anche in area di rigore, come dimostra il primo gol segnato da un Conçeicao che, spostandosi da destra al centro, ha sfruttato lo stesso principio che muoveva i due esterni di centrocampo.
Spalletti, insomma, sta vedendo i frutti del suo lavoro e i risultati, oltre che la fluidità della manovra, gli stanno dando ragione.