JUVE-NAPOLI 2019

Juventus, Chiellini e l'abbraccio a Koulibaly: "Vederlo con quella faccia mi ha sciolto"

Il capitano bianconero, nella sua autobiografia, ricorda l'episodio dopo l'autogol dell'avversario dello scorso agosto

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Juventus-Napoli 4-3 dell'agosto 2019 rimane indimenticabile sia per i tifosi bianconeri, per una vittoria insperata, che per quelli azzurri, vista la tremenda mazzata. Più di tutti però rimarrà in mente a Koulibaly che involontariamente decise la partita al 93' con un clamoroso autogol, una scena che aveva colpito pure Chiellini, ai tempi infortunato e in stampelle: "Mi è venuto spontaneo abbracciarlo a fine partita, vederlo con quella faccia mi ha sciolto" si legge in un passo anticipato da Tuttosport della sua autobiografia.

Parole decisamente meno polemiche di quelle relative a Balotelli e Felipe Melo, un gesto che il capitano bianconero racconta così: "Ripenso all'abbraccio a Koulibaly sul prato dell’Allianz Stadium dopo il suo autogol in Juve-Napoli del 31 agosto. Per come sono fatto, quel mio gesto mi è quasi dispiaciuto, forse sarebbe stato meglio abbracciarci nello spogliatoio e tenere questa cosa solo per noi. Ma è venuto spontaneo, ho cercato Kalidou andando verso di lui con le stampelle".

Chiellini rivela la sua stima per l'avversario: "La sera prima mi aveva scritto ‘In bocca al lupo’: con lui c’è sempre stato un magnifico rapporto. Un giocatore così forte, una persona così buona che al 92’ di una sfida chiave commette un errore del genere! Vederlo con quella faccia mi ha sciolto: ho sentito che dovevo dirgli due parole di conforto, niente di più. ‘Sei il più bravo, capita a tutti di sbagliare, continua a lavorare come sai e tutto passa.’ Il mio orgoglio e la mia speranza sono poter essere un calciatore di tutti, non solo degli juventini".

Sull'Inter: "Ci siamo sempre scannati ed è normale che sia così, anche se in certi momenti le rivalità scompaiono mentre la stima resta. Avevo previsto che l’arrivo di Conte avrebbe trasformato i nerazzurri e non ho dubbi: sarà lotta tra noi e loro fino alla fine, lo scenario è di nuovo questo”. Ma basta nemici: "Per anni, il mio modo di scaricare la tensione è stato la ricerca costante di un nemico, e se lo cerchi poi lo trovi, matematico. La cosa più difficile è la gestione delle emozioni. Mostravo sempre quell’atteggiamento guerresco, ma adesso non è più così. Sono molto meno falloso di un tempo, meno provocatore. Credo lo abbiano percepito anche i tifosi delle altre squadre. Essere il capitano della Juventus e della Nazionale mi ha dato come un senso di pace, un orgoglio che ha reso migliori me e la mia immagine, almeno spero".

Tra le pagine di "Io, Giorgio" anche i difficili momenti dovuti all'infortunio al ginocchio e i messaggi ricevuti dagli avversari: "Certo che ho sofferto, come tutti, ma è stato anche bello. Importante, lo è stato di sicuro. Mi hanno chiamato tutti, a cominciare dai compagni. Avrò letto centinaia di messaggi, alcuni li aspettavo, altri meno, altri ancora per niente. Mi ha fatto molto piacere leggere quello di Javier Zanetti, non l’avevo mai sentito prima. Un altro che non mi aspettavo è stato Pepe Reina, l’ex portiere del Napoli, che ha trovato parole molto belle; altri giocatori del Napoli mi hanno chiamato, per esempio Insigne e Koulibaly, però con loro c’era già un rapporto diverso, con Reina no. Koulibaly lo stimo tanto e ho avuto modo di parlarci, di capire che tipo di persona sia".

Infine, su due compagni di squadra: "Con Ronaldo ho scherzato per tutto l’inverno: 'ho una media di un gol a partita, pure tu mi stai inseguendo!'. Perché, in effetti, prima di rompermi il ginocchio ho giocato una sola gara, la prima di campionato a Parma, segnando… De Ligt? Non ho mai pensato: ho 35 anni, sarà dura. E neppure: sarà dura perché al mio posto gioca un ventenne. E poi io e De Ligt ci saremmo alternati comunque. Lui è fortissimo, intelligente. Se l’è dovuta sbrigare da solo".

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