Juve, un punto di svolta prima della rivoluzione

Allegri contro la Fiorentina per lo scudetto. Poi tutti attorno a un tavolo a programmare il futuro

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Si torna allo Stadium, sul luogo del delitto, per provare a ritrovare il sorriso in fondo a una salita che ha lasciato i bianconeri senza fiato. Ore 18, Juventus-Fiorentina, ultimo necessario passettino per chiudere la questione scudetto e darci dentro con la festa meno festa degli ultimi anni. Allegri, che sa sempre intercettare al meglio gli umori della sua squadra e del popolo bianconero tutto, lo sa bene e ha mandato un messaggio chiaro alla truppa: sarebbe folle non festeggiare l'ottavo scudetto consecutivo. Tutto vero, ma con quale spirito?

Il fatto è che l'eliminazione dalla Champions, con lezione di calcio annessa dai ragazzini dell'Ajax, è una ferita ancora troppo fresca. Che brucia da morire. Per questo il punto è di svolta, perché dopo, messe da parte bottiglie svuotate dallo champagne, tutti sanno che in casa Juve ci si siederà attorno a un tavolo per programmare un futuro meno scontato di quanto non potesse sembrare una settimana fa. Non solo gli acquisti, da Ramsey fino, chissà, a Chiesa, avversario oggi allo Stadium. Ma anche le cessioni. Illustri e non per forza poche.

C'è un clima strano in questi giorni attorno alla Juve. Un clima che da quelle parti non si viveva da un pezzo. E' come se la sconfitta contro l'Ajax avesse riavvolto un nastro di successi e cancellato pagine di trionfi. Non è corretto e forse è pure anti-producente. Però è così. C'è Dybala che è finito stritolato dall'anno di Ronaldo, c'è Douglas Costa che non è mai riuscito a calarsi a pieno nel mondo Juve, c'è Alex Sandro, da un paio d'anni sempre in lista d'attesa per essere ceduto, c'è perfino Mandzukic, un uomo di Allegri, che dalla Croazia raccontano di umore pessimo e di futuro più che incerto. E poi Pjanic, l'uomo su cui è stata costruita l'ultima parte di storia bianconera e ora, forse, regista ingombrante su cui potrebbe valer la pena fare una riflessione e, magari, una plusvalenza. Di nuovo Allegri: in momenti come questi guai a farsi prendere dall'isteria. Tradotto: parliamone, ma con lucidità. Già.

Solo che se certi conti non tornano anche la lucidità rischia di venir meno. L'investimento fatto su Ronaldo aveva un unico obiettivo: vincere la Champions. Perciò, osservato da questo punto di vista, l'affare non ha prodotto i frutti sperati. E non solo per la Juve, perché pure CR7 ha mal digerito l'addio all'Europa. Il suo futuro - dicono - è lungo solo un anno. Un anno per vincere la sua sesta Champions e dedicarsi poi ad altro, altrove. Voleva, pensava di vincere subito. Invece ha finito per stringere le dita della mano facendo il segno della paura in mondo visione. Se vince sempre, d'altronde, fai più fatica del dovuto ad accettare la sconfitta. Quindi nella Juve che verrà, conquistato quel punto scudetto che è poi il punto di svolta, Cristiano vorrà dire la sua, magari anche sul mercato, magari sui compagni di viaggio verso la prossima sfida Champions. A partire da domani, dentro una Pasqua che potrebbe aver sorprese e in cui è necessario risorgere.

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