Era il 2012, l'anno del primo scudetto della Juve targata Conte. Un momento cruciale per la rinascita bianconera, segnato però da una "macchia" secondo Giorgio Chiellini. "Ci toccava andare a giocare contro il Cagliari tifando l’Inter, perché a Milano c’era il derby, pensate un po’ come eravamo ridotti...", scrive il capitano della Juve nella sua autobiografia ricordando la gara che regalò alla Juve il 28.mo titolo sul campo neutro di Trieste. 

"Vennero mio fratello, mia mamma, mio suocero, cinque ore di macchina da Livorno - racconta Re Giorgio nel libro -. Ricordo la tensione la domenica, dopo la merenda delle 17". "Poteva succedere di tutto. Se avessimo pareggiato e il Milan avesse vinto... - ha proseguito -. Ma dopo 6 minuti eravamo già in vantaggio, e l’Inter ne fece 4 al Milan". "Sul nostro 2-0, autogol di Canini, ci concentrammo sul risultato del derby milanese e a un certo punto capimmo che era fatta", ha aggiunto Chiellini.

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Un momento indimenticabile, che il capitano bianconero ha ben impresso nella memoria. Come lo scudetto del 2006 assegnato poi all'Inter per i fatti di Calciopoli. “Quello di Trieste non è stato il mio primo scudetto - scrive Chiellini nella sua autobiografia -. Sul campo in realtà lo avevo già vinto nel 2006. Ero giovane, avevo messo insieme 23 presenze in partite vere, quelle importanti". "Capello me le faceva giocare tutte - conclude il capitano bianconero -. Insomma, mi era sembrato fin troppo facile, non me n’ero quasi reso conto".