L'ANALISI

Juve, Allegri non si scompone: i calcoli di Max per lo scudetto

Il tecnico bianconero si prende il pareggio di Genova e tira dritto. Perché ogni punto è un passo verso la vittoria

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C'è una distanza ampia, per non dire abissale, tra il punto di vista giornalistico (e innegabile) di una Juve che frena e quello tecnico, estremamente pragmatico, di Massimiliano Allegri. E non è una questione di bicchieri da vedere mezzi pieni o mezzi vuoti. E' la praticità estrema, l'esperienza, la solidità mentale di un allenatore che non ha caso ha riempito la sua bacheca di scudetti e che, come noto, ha fatto della concretezza il suo credo di vita. Pareggiare a Genova, dove la Juve avrebbe potuto vincere ma anche perdere, è un passo in più verso lo scudetto o, quanto meno, verso la speranza di raggiungerlo. E' stato fallito l'ennesimo sorpasso all'Inter? Vero. Con i nerazzurri impegnati all'Olimpico contro la Lazio si è forse sprecata un'occasione propizia? Altrettanto vero. Ma i conti si fanno alla fine e come direbbe Al Pacino in quel famoso film, le pareti dell'inferno si scalano un centimetro alla volta. Che, nel caso di Allegri, fa un punto dopo l'altro, compreso quello di Marassi. 

Cosa abbia detto Allegri ai suoi ragazzi all'interno dello spogliatoio del Ferraris non è dato saperlo, anche se, a sensazione, avrà fatto il consueto giro di pacche sulle spalle accompagnato dal "bravi" d'ordinanza. Cosa pensi intimamente, se cioè sia rammaricato per la mancata vittoria, è banalmente ipotizzabile, ma certamente la sua grande forza, che è poi la grande qualità della sua Juve, è quella di non farsi prendere da inutili ansie da prestazione e mettere in cascina tutto il fieno possibile aspettando l'occasione propizia. 

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Mettiamola così: nella versione di Allegri, l'Inter potrebbe allungare domani sera a +4 ma anche tornare al +2 di partenza o addirittura perdere e restare con il +1 di adesso. Insomma, se il punto di Genova sia una frenata o un'accelerazione è ancora tutto da vedere e, in ogni caso, nulla sposterà di un millimetro quello che Max ha fermo nella sua testa: che, cioè, la sua Juve ha intanto allungato la striscia di imbattibilità (11 partite), continua a subire poco e, pur brillando quasi mai, riesce sempre in un modo o nell'altro a trovare il gol che, in ogni caso, indirizza la partita verso il suo binario preferito. Insomma, sempre per la questione dell'uovo o la gallina, sa restare in linea di galleggiamento con una mentalità fredda e calcolatrice da grande squadra. Non da squadra brillante, che per caratteristiche tecniche non può essere, ma da squadra quadrata. E non è un dettaglio.

In questo viene da pensare che la lezione dello scorso campionato, gestito con la scure della penalizzazione fino a maggio, sia stata mandata a memoria. La Juve, certamente grazie ad Allegri, è diventata molto cerebrale, quasi mai nervosa, molto lineare nel bene e nel male. Avrebbe potuto o dovuto uccidere la partita, unico rammarico di Max a fine gara, perché le occasioni ci sono state. Ma non ha praticamente mai rischiato di perderla e in altre stagioni proprio la spinta feroce di Marassi aveva costretto i bianconeri a passare alla cassa per pagare conti ben più salati di un pareggio. La distanza tra la visione giornalistica della frenata, come detto indiscutibile, e quella calcistica del punto portato a casa è in questo senso l'abisso di cui sopra. Il ragionier Allegri, che nel frattempo glissa sull'arbitraggio un po' così di Massa e del compagno di Var Fabbri, è in fondo lì per questo: capire quando il gioco, anche se può non sembrare, vale eccome la candela. 

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