IL CASO

Juve, Allegri adesso rischia: la sua panchina non è più salda

Le sconfitte in Champions e i tentennamenti in campionato stanno allargando una crepa tra il tecnico e la dirigenza. L'esonero costerebbe molto, ma è un'ipotesi che non si può escludere

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E se Allegri-Out non fosse più soltanto l'hashtag più in voga tra i tifosi juventini? Al netto della risposta un po' goffa di Maurizio Arrivabene a un tifoso che chiedeva l'esonero del tecnico, archiviata precocemente a battuta da bar ("Lo paghi tu quelle che viene?", ndr) e delle certezze granitiche di Max Allegri sul suo futuro ("Non mi sento a rischio"), la panchina del tecnico bianconero non è più così tanto salda. Da qualche giorno, infatti, ci arrivano da Torino voci che non dovrebbero far stare così tranquilli. Il succo è più o meno questo: attenzione, perché una parte della dirigenza non è contenta affatto dell'attuale guida tecnica e si sta guardando intorno. Il che porterebbe a sfogliare una rosa di possibili sostituti che, oggi, potrebbe andare da Zidane a Tuchel passando per Pochettino. La realtà, però, economicamente molto più abbordabile, è che un nome c'è già ed è quello di Roberto De Zerbi che, non a caso e non solo per l'amicizia che lo lega a Mihajlovic, ha infatti declinato di recente l'offerta del Bologna (e fors'anche quella del Monza, ndr). 

De Zerbi, che chiariamo, al momento resta un pensiero, sarebbe una scelta tecnica ed economica. Nelle parole di Arrivabene c'è infatti gran parte dell'attuale verità: Allegri costa, e molto, e il suo esonero rappresenterebbe un importante sacrificio da parte del club. D'altra parte, però, dopo due campagne acquisti sontuose (Vlahovic e Zakaria a gennaio, Pogba, Di Maria, Paredes, Bremer e Milik in estate), la dirigenza sente di avere la coscienza abbondantemente a posto e di aver accontentato in tutto e per tutto le richieste del tecnico mettendogli a disposizione una rosa in grado di competere per vincere in campionato e per ben figurare in Europa dove, ricordiamo, già da un paio di anni nelle ipotesi di bilancio la Juve considera di dover arrivare almeno ai quarti.

La realtà è però molto diversa: da inizio stagione, pur con un calendario non complicatissimo, Allegri ha ottenuto solo due vittorie nelle otto gare fin qui disputate, perdendo sempre in Champions e pareggiando quattro volte su sei in campionato. Il conto è presto fatto: in Europa la qualificazione è già così complicata da poter essere considerata ai limiti dell'impossibile, in Serie A la distanza dalle prime - Milan, Napoli e Atalanta - è già di quattro punti, che non sarebbero nemmeno troppi se i bianconeri non mostrassero, in ogni partita, limiti evidenti di gioco, tenuta fisica e mentalità. Limiti che non è necessario che vengano messi in luce dalla critica dato che il primo a parlarne, con grande onestà, è stato Leo Bonucci.

Fatto sta che a furia di vedere Vlahovic che scuote continuamente il testone nell'attesa di veder gravitare dalle sue parti un pallone giocabile, l'hashtag Allegri-Out ha varcato la soglia social per arrivare alle porte del club Juventus alimentando quella frangia dirigenziale che ritiene inadeguato il lavoro del tecnico. Non solo: che si è anche stufata delle spiegazioni banalotte di Allegri nei pre e post partita. Insomma, la sintesi allegriana del calcio "che è semplice", oltre a non essere condivisa, piace pure poco. Il calcio non è semplice affatto, si è molto evoluto negli ultimi anni e a non accorgersene sembra soltanto il buon Max. De Zerbi, per dire, sullo studio approfondito del gioco si è costruito la fin qui piccola parte della sua carriera e della sua credibilità. Prenderà il posto di Allegri? Impossibile dirlo, ma certamente le voci che ci arrivano non lasciano dubbi: a Torino ci stanno pensando. E non da ieri. 

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