Allegri-Juve, cinque anni al top col tabù Champions

Dalla pessima accoglienza dei tifosi bianconeri all'addio, passando per cinque scudetti di fila, quattro Coppe Italia e due Supercoppe

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Cinque anni insieme, cinque anni di successi in Italia e di amare delusioni in Europa. L'avventura alla Juve di Massimiliano Allegri si chiude con cinque scudetti, quattro Coppe Italia e due Supercoppe vinti. Un bilancio importante, macchiato solo dal tabù Champions e dalle due finali perse. Arrivato tra i fischi a Torino, dopo 5 anni Allegri lascia la Continassa senza tanti rimpianti da parte dei tifosi. Al tecnico, infatti, non è bastato il dominio in Italia per conquistare i cuori bianconeri. Una strana parabola, su cui pesa soprattutto la voglia di Champions di Agnelli & Co.

Max è piombato alla Juve a metà luglio di cinque anni fa, dopo il clamoroso addio di Antonio Conte al secondo giorno della preparazione estiva. A Vinovo è stato accolto con grande scetticismo dai tifosi, con tanto di contestazione degli ultrà e Marotta pronto a vestire i panni del mediatore. Non certo un buon inizio. Ma già un mese dopo a Villar Perosa, nella tradizionale passerella bianconera nel feudo juventino, pur restando tiepidi verso l'ex allenatore del Milan, i tifosi avevano accettato l'idea di averlo alla guida dalla squadra bianconera, chiamata a proseguire il ciclo vincente di Conte. "E' uno di noi. E' juventino, - aveva garantito John Elkann - ci conosce, come dimostra anche il fatto che anni fa, come ha raccontato lui stesso, avesse in camera un poster di Platini. E la sua juventinità è una cosa molto positiva". I risultati sul campo poi hanno fatto il resto. 

Un successo dietro l'altro in Italia, cinque scudetti consecutivi, portando la serie a 8 titoli, record assoluto per tutti i principali campionati europei, 4 Coppe Italia e due Supercoppe, oltre alle due finali di Champions, nel 2015 e nel 2017, hanno parlato a favore di Allegri, sempre ispirato dai suoi mantra, "ci vuole equilibrio" e "il calcio è una materia semplice". Una bandiera, quest'ultima, per Allegri che ha sempre respinto al mittente le critiche sul gioco brutto, con le memorabili litigate in tv prima con Sacchi e negli ultimi giorni con Adani. 

In 269 gare sulla panchina dela Juve, Max ha incassato 191 vittorie, 42 pareggi e 36 sconfitte. Bottino che lo piazza al terzo posto dei tecnici bianconeri più vincenti di sempre (dietro solo a Trapattoni e Lippi) e al primo posto per quanto riguarda la media punti (2.41 a gara) e la percentuale di vittorie (75,5% in Serie A e 71% in tutte le competizioni). Per quanto riguarda solo la Champions, in 54 gare il bottino di Allegri invece è di 29 vittorie, 13 pareggi e 12 sconfitte. Tra i tecnici bianconeri solo Capello ha fatto meglio di lui.

Numeri che non hanno mai fatto scoppiare però l'amore con i tifosi. L'Europa, infatti, è rimasta un tabù, anche dopo l'arrivo di Cristiano Ronaldo, che aveva vinto la Champions 5 volte, le ultime tre consecutive con il Real Madrid. Un fallimento? Guai ad azzardare un giudizio così duro con Allegri. "Forse qualcuno pensava di vincerla come il torneo che giocavo al bar in estate a Livorno...", l'amaro e ironico commento del tecnico dopo il ko all'Allianz Stadium contro l'Ajax, ai quarti di finale. Ma quella Coppa attesa dal '96 è probabilmente rimasto il principale cruccio del tecnico in bianconero. Una Champions sfumata nel 2015 a Berlino, dopo aver fatto soffrire il Barcellona e due anni più tardi a Cardiff contro il Real di Ronaldo, con quel crollo ancora oggi inspiegabile nel secondo tempo. "Ma quando sono arrivato alla Juve, c'era paura ad affrontare il Malmoe", è stata spesso l'orgogliosa rivendicazione di Allegri. Rivendicazione che non è bastata a convincere Agnelli.

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