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Allegri e il ritorno alle origini: il 3-5-2 può salvare questa Juve?

Il tecnico livornese è intenzionato a confermare il modulo schierato contro il PSG anche nella partita di campionato contro la Salernitana questa domenica

09 Set 2022 - 11:03

Un primo tempo da dimenticare e un secondo tempo da cui ripartire. La Juventus di Max Allegri ha riabbracciato il 3-5-2 nell'ultima sfida di Champions persa 2-1 contro il Paris Saint-Germain e pare che lo stravolgimento di assetto abbia soddisfatto il tecnico bianconero. Nel match di domenica contro la Salernitana dunque, Allegri riproporrà lo stesso modulo. Certo, nella mente pragmatica del livornese c'è poco spazio per considerazioni sui moduli: che sia 4-3-3, 4-3-1-2 o 3-5-2, la palla è rotonda, va gestita bene e "il calcio è semplice". Tuttavia, il cambio di assetto condiziona non poco le scelte sui singoli e la gestione dell'infermeria. Le assenze di Pogba, Di Maria e Chiesa hanno condotto al 3-5-2 come unica soluzione di salvezza, per rimediare a un avvio di stagione che sin qui ha regalato pochi acuti.

E' proprio nelle incertezze che si sedimenta la nuova (vecchia) idea del 3-5-2: nelle prime partite di campionato la Juventus si è riscoperta priva di elementi cardine in mezzo al campo, auto-costringendosi ad approcci fin troppo attendisti. Va da sè che il 3-5-2, in questo momento, è il modulo che garantisce una maggiore stabilità a un baricentro fragile e sfilacciato. L'esigenza di maggiore compattezza e peso lungo la cintura di centrocampo è emersa palesemente all'esordio europeo contro la corazzata parigina. Paredes/Locatelli elementi portanti in cabina di regia, al loro fianco un assortimento di mezzali duttili come Rabiot, Mckennie e il jolly Miretti. Ma è stato soprattutto il mercato estivo a far quadrare il 3-5-2: lo sbarco di un esterno tuttocampo come Kostic, ideale per ricoprire sia assegnamenti offensivi che difensivi pur senza garantire un volume realizzativo da ala pura, ha fatto pendere l'ago della bilancia verso questo modulo. Anche Cuadrado, dall'altra sponda, ha tutte le carte in regola per adeguarsi: Sarri lo aveva ribattezzato terzino, mentre Allegri lo ha sempre considerato un tuttofare sulla fascia.

Davanti inoltre, la convivenza tra Vlahovic e Milik si è rivelata un toccasana per i bianconeri. A partire dal momento di forma del polacco, partito col piede giusto in campionato e dimostratosi più che capace di legare il gioco tra reparti. In questo modo, il 3-5-2 potrebbe sfamare Vlahovic con un po' più di palloni, e il serbo a sua volta potrebbe contare su un ottimo mentore. Lo ha ammesso lo stesso Allegri: in area, Milik ha più "mestiere" rispetto al serbo, che deve ancora imparare a gestire i nervi sottoporta. E col ritorno di Di Maria, a fare da spola tra centrocampo e attacco, l’attuale assetto non dovrebbe snaturarsi più di tanto.

Il ritorno al 3-5-2 premia le caratteristiche dei pezzi chiave della difesa: se ci pensiamo, l'imprescindibile Bremer era già abituato alla linea a tre del Toro, mentre Bonucci conserva l'esperienza dell'era contiana e del primo periodo allegriano. Allora però, in difesa dominava la BBC e l'attacco si faceva trascinare da Tevez; il centrocampo vantava nomi del calibro di Pirlo, Marchisio, Vidal e Pogba. Oggi il passaggio al 3-5-2 è dettato principalmente dalla scarsità di materie prime. In precedenza era uno sfizio, oggi è necessità. Non una premessa incoraggiante per guarire una Juve arida in spirito e intenti.

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