Inter-Lazio: le foto della sfida di San Siro
© Getty Images
© Getty Images
Undici vittorie nelle ultime dodici, cinque gol nei primi quindici minuti e aggressività: i nerazzurri entrano in campo per comandare
di Max CristinaL'Inter continua a viaggiare ad alta velocità. Contro la Lazio, a San Siro, è arrivato un 2-0 che racconta molto più del semplice punteggio: narra di una squadra che ha piena consapevolezza di sé, che entra in campo per dominare e che oggi appare tecnicamente, atleticamente e mentalmente superiore alla maggior parte degli avversari in Serie A. Lautaro Martinez e Bonny firmano reti e copertine, ma la sostanza passa dalle idee, dalla struttura e dall'approccio che Cristian Chivu ha già saputo dare alla sua squadra.
La statistica parla chiaro: nelle ultime 12 partite ufficiali, l'Inter ne ha vinte 11. L'unica sconfitta è stata quella contro il Napoli, dove i nerazzurri erano inciampati non tanto per limiti tecnici ma per un crollo di concentrazione e ordine mentale. Un episodio isolato che ha fatto da monito: da quel momento la squadra è tornata a gestire meglio le emozioni e a non confondere fiducia con superficialità per evitare rischi. Proprio quello che era invece accaduto contro Verona e Kairat Almaty, gare in cui il valore dell'avversario era stato sottovalutato, portando a prestazioni più sporche, lente, poco aggressive.
Contro la Lazio non si è vista traccia di quel rischio. L'Inter ha approcciato la gara in maniera feroce, con un'intensità alta sin dai primissimi minuti. Non è un caso, infatti, che i nerazzurri siano oggi la formazione più incisiva a inizio partita in Serie A: con 5 gol segnati nei primi 15 minuti del primo tempo, nessuno ha saputo colpire così presto e così spesso. È un dato che fotografa la volontà della squadra di indirizzare l'incontro, mettere pressione, creare da subito un contesto favorevole.
Questa caratteristica nasce dal lavoro quotidiano di Chivu, che ha introdotto un pressing offensivo estremamente coordinato, moderno e coraggioso. La prima linea - con Lautaro in testa - non si limita a schermare, ma va direttamente a forzare gli errori. Le mezzali salgono in pressione sulle linee laterali, il mediano accorcia aggressivo per evitare che si creino corridoi interni, mentre la difesa resta alta, pronta a riaggredire. Non una scelta banale: significa assumere rischi, avere tempi perfetti e una condizione atletica eccellente.
In fase offensiva, come sempre, la squadra ha mostrato sia soluzioni rapide sia momenti di palleggio più ragionato. Lautaro Martínez è stato ancora una volta il riferimento totale: segna, trascina, detta i tempi della pressione e si muove sempre nel modo più utile per la squadra. Ma il gol di Bonny è forse la notizia più rilevante in prospettiva: conferma non solo la profondità della rosa, ma anche la capacità del gruppo di inserire nuovi elementi senza perdere armonia e fluidità. Proprio quello che a Napoli, per esempio, sta diventando un grosso problema.
In questo momento l'Inter non è semplicemente una squadra che vince. È una squadra che conosce se stessa, sa quando accelerare, quando palleggiare, quando abbassare i ritmi e quando alzarli per colpire. Ha identità, equilibrio e fame. Una squadra che Chivu può già portare avanti col pilota automatico. La differenza, oggi, la fa soprattutto la maturità mentale: quando l'Inter mantiene questa intensità emotiva e mentale, per gli avversari diventa davvero complicato trovare contromisure. Il rischio è solo uno: se cede concentrazione, può complicarsi la vita da sola - ed è qui che sta la chiave della stagione. Se Chivu riuscirà a preservare questa ferocia, questa lucidità nei momenti chiave e questo senso di appartenenza al progetto collettivo, allora l'Inter continuerà a rimanere lassù: non soltanto in testa alla classifica, ma in cima alla sensazione di essere una squadra completa.
© Getty Images
© Getty Images