Inter, la solidità delle fondamenta: l'impermeabilità difensiva è la forza del governo Conte

Il derby con il Milan ha evidenziato la logicità del collettivo nerazzurro rispetto alla confusione di quello rossonero

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La solidità si costruisce partendo dalle fondamenta: un solo gol subito in quattro partite (contro le quattro reti incassate dalla Juve, le otto dal Napoli, le sette dalla Roma, nonché le tre prese dal Milan) fanno della difesa dell'Inter la migliore del campionato. E non è certo un caso, pensando allo "storico" delle squadre di Antonio Conte. Un tecnico che non è solo (si fa per dire) intensità, forza e atletismo, ma anche organizzazione e attenzione tattica. Godin, De Vrij e Skriniar (e Handanovic tra i pali) sono garanzia di una tenuta impermeabile, o quasi. E da qui parte l'Inter, non certo in modo speculativo e attendista, proprio perché oltre a "difendere" i difensori nerazzurri sono anche i primi da cui la manovra deve, può e sa ripartire.

Il derby ha plasticamente evidenziato questa (solo apparente) banalità: la solidità infonde sicurezza e la sicurezza ti consegna la tranquillità necessaria per proporre il calcio che hai in testa. C'è ancora tanto da affinare, ma in campionato almeno l'Inter pare avere assimilato le basi del credo calcistico del suo tecnico. Una squadra che subisce poco e sa poi far male agli avversari anche coi suoi centrocampisti: dei nove gol realizzati (due in più della Juve sarriana) quattro sono arrivati, egualmente suddivisi, da Sensi e Brozovic (e se allarghiamo il discorso alla Champions possiamo inserire pure la rete di Barella). Un caso? No. Perché anche qui, ripensando al passato, troviamo ancora conferma nello "storico" contiano.

Contro il Milan, il croato e l'ex Sassuolo sono stati ancora determinanti ma sono gli evidenti progressi, non solo tecnico-tattici, di Barella a dare la misura di una crescita collettiva: la personalità dell'ex centrocampista del Cagliari ha permesso ai nerazzurri di sovrastare i cugini laddove si pensa e si crea calcio.

E poi l'attacco. Alla vigilia del derby si ipotizzava la titolarità di Politano: Conte ha preferito invece la continuità e la scelta ha pagato. Ha pagato perché quando è entrato nel corso della ripresa Politano ha dimostrato quanto possa essere pericoloso per le difese avversarie quando la stanchezza inizia a farsi sentire. Prima però, a sfiancarle, ci deve pensare la coppia Lautaro-Lukaku. Già, Lukaku. Il belga, per quanto ancora macchinoso (ma non potrebbe essere diversamente visto il fisico e i piccoli acciacchi legati alla preparazione) è il terminale migliore per l'idea di calcio di Conte: fa salire la squadra, si appoggia ai compagni, cerca e crea spazi, in area sa far valere la sua fisicità. E' destinato a crescere e con lui di consegnenza anche il collettivo. 

La squadra, appunto. Perché se c'è una differenza parsa evidente nel derby è allora proprio questa: l'Inter è una squadra logicamente rispondente alle richieste e alle esigenze del suo allenatore. Il Milan, invece, no. Prestazione e risultato ne sono stati la fotografia.

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