Al Signal Iduna Park la squadra di Luis Enrique cerca di avvicinarsi al pass per la finale di Wembley
Che sia la volta buona? È la domanda che scuote quella parte di Parigi interessata al calcio (non molto consistente in realtà). Eppure il pensiero di conquistare finalmente la Champions League solletica l'orgoglio dell'intera città. Luis Enrique vuole arrivare là dove nessuno dei suoi predecessori si è mai avventurato, né chi poteva contare sul tridente Messi-Neymar-Mbappé, né chi ci è arrivato vicinissimo, come Tuchel, che ha perso la finale con il Bayern nel 2020.
Per farlo deve uscire con un risultato non troppo penalizzante dall'ex Westfalenstadion, di fronte a quel muro giallo così incombente su chi è in campo da mettere quasi paura. Il Borussia è considerato l'anello debole delle quattro sopravvissute dell'Europa che conta, ma la forza del collettivo di Terzic è tutt'altro che da sottovalutare. La partita di Dortmund è uno scontro tra squadre con un alto livello di organizzazione di gioco. Luis Enrique ha trasformato un club che era l'emblema delle individualità, in un gruppo che sa muoversi secondo uno spartito preciso. Il possesso di palla, simbolo dell'idea dell'allenatore asturiano, è la base concreta da cui si sviluppa una manovra che non disdegna l'approccio verticale (e sarebbe assurdo quando in squadra hai Mbappé o Dembelé). In fase difensiva, poi, c'è anche una ricerca continuativa del pressing, arma mai troppo abbinata al club parigino.
Luis Enrique sfrutta i movimenti di Mbappé, che parte centravanti per poi buttarsi a sinistra, con i compagni che si adattano. C'è poi la ricerca dell'occupazione di quattro canali verticali con uno dei centrocampisti che si allarga sull'esterno. Il Borussia tende a fare lo stesso con cinque giocatori su tutto il fronte dell'attacco, già piazzati posizionalmente per "fissare" gli avversari, dando vita a spostamenti che liberano lo spazio che viene subito occupato da chi arriva da dietro o dall'esterno.
Sono due squadra che giocano e che hanno nel collettivo la loro forza, anche se, ovviamente, a fare la differenza saranno i vari Mbappé, su tutti, Dembelé, Sancho, Brandt e Fullkrug. Difficile che ci si possa annoiare.