Sono tanti gli spunti strategici che possono orientare la sfida della seconda semifinale di andata di Champions
di Andrea Cocchi© Getty Images
Miglior attacco contro miglior difesa. Già questo potrebbe bastare per inquadrare la sfida della semifinale di andata tra Barcellona e Inter. Se fosse tutto così semplice, però, sarebbe anche meno complicato azzeccare i pronostici e saremmo tutti ricchi grazie alle scommesse. In realtà il calcio è lo sport più situazionale e imprevedibile al mondo, anche se si cerca in tutti i modi di adattarlo alla nostra volontà in una sorta di metafora della vita di chi cerca il controllo su ciò che è incontrollabile. Esistono però quelle caratteristiche proprie di una squadra, legate alle qualità dei singoli e ai principi tattici, che fanno diventare le partite di calcio degli ultimi anni una sorta di sfida a scacchi, con la complicità dei match analyst.
Il Barcellona di Flick, per esempio, ha una caratteristica che sembra arrivare direttamente dagli anni '70 o, in modo più sofisticato, dal decennio successivo. Un uso del fuorigioco quasi ossessivo e nemmeno troppo legato a concetti, come il mantra "salgo se la palla è coperta, scappo in caso contrario", che sono stati uno dei punti fermi della rivoluzione sacchiana. Sono trentatré, finora, i gol annullati per fuorigioco agli avversari del Barça della gestione Flick. Il manifesto programmatico dì questa caratteristica spinta all'estremo è la partita in cui i catalani hanno umiliato 4-0 il Real al Bernabeu nella Liga: 12 fuorigioco fischiati ai blancos (di cui 8 a Mbappé) e due gol annullati per offside. Spesso, poi, il limite tra la posizione regolare e quella sanzionabile si riduceva a un paio di centimetri, con la classica spalla oltre la testa dell'avversario o un piede che calza un numero più alto di scarpe rispetto a quello del rivale che difende.
Insomma, il rischio sembra essere il mestiere del nuovo Barça. Poi vedi che in stagione i gol fatti sono 155 e capisci perché Flick, per la seconda volta nella sua carriera e con una squadra diversa, possa centrare il triplete. Il fuorigioco è un modo per potersi permettere tanti giocatori offensivi. Nel teorico 4-2-3-1 di partenza, c'è Pedri nei due davanti alla difesa che si aggiunge al trequartista, a due esterni del livello di Yamal e Raphina e alla punta centrale (vera o falsa che sia). Poi c'è la tendenza dei laterali bassi ad accompagnare l'azione (anche se l'assenza di Balde rende meno affollata la parte offensiva della fascia sinistra). E' chiaro che, in un contesto del genere, non si possa che esasperare la riaggressione appena persa palla e la posizione avanzata della linea difensiva.
Il Barcellona attacca generando spazi dal nulla e domande nella testa degli avversari, chiamati a prendere decisioni in pochi secondi. Può distendersi occupando i canali verticali secondo i canoni del calcio posizionale e la legacy del club, così come può assecondare le associazioni naturali tra i suoi giocatori più tecnici. Capita di vedere una serie di scambi stretti o una verticalizzazione per il taglio di Raphinha, la ricerca dell'isolamento nell'uno contro uno di Yamal e l'uscita della punta centrale per l’inserimento di chi arriva da dietro. Un bel repertorio, insomma.
Mario Cecchi, il tattico di Inzaghi, e Riccardo Rocchini avranno preparato al meglio la partita per cercare di lavorare su raddoppi sulle fasce, in modo da bloccare una delle fonti del gioco blaugrana, senza sguarnire troppo la parte centrale, per non rischiare le imbucate di chi sa mettere il pallone dove vuole. Probabile che l'Inter si assesti su un blocco medio-basso per evitare di concedere troppi spazi a una squadra che è in grado di sfruttarli nel migliore dei modi. Quello che sarà più interessante da valutare sarà l'atteggiamento nerazzurro in possesso. La versione migliore della squadra campione d'Italia in carica è quella che, già dall'avvio di azione, sa manipolare il pressing avversario con continui spostamenti e rotazioni tra difensori e centrocampisti. Svuotando zone di campo centrali si ricerca il pallone in verticale per la combinazione tra Lautaro, bravissimo nel gestire e smistare il gioco, l'altra punta e chi si inserisce in velocità sull'esterno. Oltre a questo lavoro, contro una difesa così alta, sarà fondamentale, da parte degli attaccanti, retrocedere assecondando la salita della difesa avversaria, per poi facilitare l'inserimento di chi arriva da dietro, magari con l'utilizzo del terzo uomo (palla in verticale, sponda, e ricerca della profondità).
Altra chiave offensiva è un classico del calcio inzaghiano, soprattutto quando c'è un esterno come Dumfries. Oltre a sfruttare il cross sul secondo palo per il laterale opposto in fase di attacco posizionale, l'Inter dovrà cercare di forzare i cambi di gioco in transizione, quando il campo si dovrà fatalmente "allargare" in seguito allo sbilanciamento dei padroni di casa. Tutte cose che il preparatissimo staff tecnico nerazzurro avrà studiato e mostrato ai giocatori. Certo, la teoria è una cosa, il campo un'altra. Ma a volte basta un dettaglio preparato con cura per ottenere risultati inaspettati.