L'APPELLO

Lukaku e gli abusi razzisti sui social: "Combatto per tutti, deve finire"

L'attaccante del Chelsea: "Se vuoi fermare qualcosa, puoi davvero farlo"

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Romelu Lukaku esorta gli amministratori delegati delle società di social media a sedersi con le principali stelle della Premier League per cercare di porre fine agli abusi razzisti che i giocatori ricevono sul web. "Devo combattere, perché non sto combattendo solo per me stesso - ha detto ai microfoni della Cnn - . Sto combattendo per mio figlio, per i miei futuri figli, per mio fratello, per tutti gli altri giocatori e i loro figli, per tutti".

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L'attaccante del Chelsea chiede un tavolo dove poter discutere e mettere fine a questa inciviltà.  "I capitani di ogni squadra e quattro o cinque giocatori, cosi' come le grandi personalità di ogni squadra, i governi, le associazioni, dovrebbero avere un incontro con i Ceo di Instagram, dovremmo semplicemente sederci attorno al tavolo - ha aggiunto - . Per parlare delle cose che devono essere affrontate per proteggere i giocatori, ma anche per proteggere i tifosi e i giocatori più giovani che vogliono diventare calciatori professionisti". 

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"Alla fine della giornata, il calcio dovrebbe essere un gioco divertente. Non puoi uccidere il gioco con la discriminazione. Questo non dovrebbe mai accadere. Il calcio è gioia, è felicità e non dovrebbe essere un luogo in cui ti senti insicuro a causa dell'opinione di alcune persone non istruite". Lukaku ha sottolineato come lo spirito collettivo nel mondo del calcio sia riuscito a "fermare la Super League in un giorno" e si è chiesto perché lo stesso fervore non possa essere applicato per sradicare gli abusi dalle piattaforme dei social media. "Se vuoi fermare qualcosa, puoi davvero farlo. Noi come giocatori, possiamo dire: 'Sì, possiamo boicottare i social media', ma quelle società devono venire a parlare con le squadre, o con i governi, o con i giocatori stessi e trovare un modo per per fermare gli abusi. Perché penso davvero che possano farlo".

Sul gesto di inginocchiarsi prima delle partite per protestare contro il razzismo: "Penso che possiamo prendere posizioni più forti, fondamentalmente. Sì, ci mettiamo in ginocchio, alla fine tutti applaudono ma a volte dopo la partita, riceviamo un altro insulto".

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