Copa Libertadores, River-Boca senza tifosi ospiti sia all'andata che al ritorno

Raggiunto l'accordo ufficiale tra D'Onofrio e Angelici, presidenti dei club, e Tapia, numero uno della federcalcio argentina

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Il doppio Superclásico del secolo, con le finali di andata e ritorno della Copa Libertadores, si giocherà senza tifosi ospiti. Nessun millonario alla Bombonera sabato 10 novembre, nessuno xeneize al Monumental sabato 24 novembre (entrambe alle 17 locali, le 21 italiane). Ora è ufficiale: la decisione è stata presa dopo una riunione tra i presidenti di River Plate e Boca Juniors, Rodolfo D'Onofrio e Daniel Angelici, e il capo dell'Afa, la federcalcio argentina, Claudio Tapia.

Disilluse le speranze di Mauricio Macri, presidente della Repubblica ed ex numero uno bostero, che nei giorni scorsi aveva auspicato un ritorno al derby "con visitantes". Funzionerà, invece, come in tutte le partite di campionato dopo il 5 maggio 2013, ultimo giorno in cui ci furono i sostenitori di entrambe le squadre nello stesso stadio: era alla Bombonera e finì 1-1 con gol Manuel Lanzini per il River e Santiago Silva per il Boca.

Perde il governo argentino, vincono le due società e “pareggia” la Conmebol, ma perdono anche i tifosi ebrei delle due squadre. Oltre all'auspicio di Macri, definito una “mossa politica per ingraziarsi la gente” da D'Onofrio, c'era stato il messaggio di Patricia Bullrich, ministro per la Sicurezza, che sabato aveva dichiarato: “Lo Stato è in grado di garantire la sicurezza in entrambi gli stadi e mostrare un'immagine di normalità del Paese”. Ma, come fatto intendere dalla confederazione calcistica sudamericana, la decisione finale sarebbe spettata alle società, intenzionate fin dall'inizio a continuare con la “tradizione” degli ultimi 5 anni e mezzo. D'Onofrio era stato chiarissimo sulla possibilità di concedere ai sostenitori del Boca la Tribuna Centenario alta: “Come facciamo a togliere 4300 posti ai nostri tifosi per ospitare quelli avversari? Ci ammazzano! È vero che noi come società dovremmo organizzarci con la sicurezza per far giocare la partita anche con gli ospiti sugli spalti, però questo non si può fare da un giorno all'altro”. Comunque ci sarà da blindare la città per evitare i contatti tra le tifoserie nei quartieri di Nuñez e La Boca nelle vie per arrivare agli stadi, visti gli antipasti inquietanti: la notte stessa del passaggio alla finale della squadra azul y oro ci furono scontri a Buenos Aires e anche per questo è stato vietato dal sindaco Horacio Rodríguez Larreta l'utilizzo di plaza de la República e del suo Obelisco per i festeggiamenti del titolo.

Un altro punto su cui River e Boca hanno avuto la meglio, collegato in qualche modo alla questione sicurezza, riguarda l'orario: “Abbiamo parlato con la Conmebol dicendo che dopo il 15 novembre non si può giocare la sera perché il caldo è devastante”, hanno riferito i due presidenti. Accontentati tutti? Non esattamente, perché il numero uno Alejandro Domínguez ha rischiato di dover cambiare date per la seconda volta. Solo quattro giorni fa, infatti, si è passati dall'andata il 7 e il ritorno il 28 (tre settimane di distanza, giocando di mercoledì) ai giorni fissati attualmente, perché la seconda partita sarebbe stata troppo ravvicinata al G20 in programma il 30 e sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, gestire i due eventi con le forze di polizia. Dopo l'annotazione di Macri, è salita alla ribalta quella delle comunità ebraiche di entrambe le tifoserie, che per l'osservazione dello Shabbat non possono andare allo stadio nel pomeriggio del sabato: per primo Angelici e poi D'Onofrio hanno perorato la loro richiesta di giocare dopo le 20 o la domenica (11 e 25 novembre).

Così invece si è spostato di un'ora in avanti l'inizio dei match rispetto alla precedente comunicazione della confederazione sudamericana, che si augura che non succedano imprevisti non solo fuori dallo stadio, ma anche dentro come nell'ultimo precedente (sempre senza tifoseria ospite) in Copa Libertadores, il ritorno degli ottavi di finale del 2015, quello del “gas pimienta”. Cioè quando il 15 maggio, dopo l'1-0 per la Banda firmato Carlos Sánchez al Monumental e lo 0-0 nel primo tempo alla Bombonera, il tifoso bostero Adrián ‘El Panadero' Napolitano spruzzò dello spray al peperoncino attraverso il tunnel degli spogliatoi ai giocatori del River che lacrimarono e si ritrovarono alcune escoriazioni sulla pelle. La partita non riprese più e i Millonarios vinsero 3-0 a tavolino, con conseguente squalifica della Bombonera (partita a porte chiuse) per 4 turni. Esattamente la stessa sanzione inflitta a Marcelo Gallardo (più una multa di 50mila dollari) per essere entrato in contatto con i suoi ragazzi nel ritorno della semifinale all'Arena do Gremio, anche se il River pensa di fare ricorso per sospendere la squalifica e permettere al Muñeco di sedersi in panchina. In Argentina manca poco all'estate, ma la temperatura per il Superclásico del secolo è già altissima.

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