DOPO L'ADDIO AL PSG

Chi fermerà il Real? Con Mbappé sarà una squadra destinata a entrare nella storia

A Madrid sono abituati ad avere squadre piene di campioni, ma quella che si prospetta per il 2024/25 sarà probabilmente un gioiello unico

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Mbappé giocherà nel Real Madrid la prossima stagione. Il pensiero non può non andare a una squadra che avrà un attacco con Belligham alle spalle del francese e Vinicus schierati larghi, oppure con Rodrygo e Vini sulla fasce, l'inglese a trequarti e l'ex Psg punta pura in un 4-2-3-1 che definire a trazione anteriore sarebbe riduttivo (anche se i due davanti alla difesa si chiamano Camavinga e Valverde). Solo un allenatore capace di unire una straordinaria capacità di gestione all'esperienza nel trovare il posto giusto sul campo ai fuoriclasse, può non spaventarsi di fronte a tanto ben di Dio. Florentino Perez ce l'ha già in casa. Carletto Ancelotti, nell'ennesima sfida di una carriera unica, ha anche l'opportunità, dalla prossima stagione, di avere a disposizione anche il gioiellino del Palmeiras Endrick, attaccante classe 2006. 

Diciamo che Baroni, nel Verona attuale, giusto per fare un esempio, vorrebbe avere i problemi di Ancelotti. La logica di riempire la rosa di campioni è vecchia come il Real. Basti pensare all'epoca di Kopa, Di Stefano, Puskás e Gento o, per limitarsi al nuovo secolo, al Madrid delle Champions League dal 2002 in poi. Anche in questi casi si parte da un allenatore gestore, vedi alla voce Del Bosque. Dalle parti del Bernabeu vincere non è la sola cosa che conta. Bisogna anche dare spettacolo ma senza essere troppo schematici. Non è un caso che non si sia cercato quasi mai un allenatore votato a un'organizzazione offensiva troppo codificata, con l'eccezione di Benito Floro negli anni '90, il tecnico che aveva costruito, con l'Albacete, una macchina tanto perfetta da essere soprannominata "el Queso Mecanico" (formaggio meccanico, per le similitudini con la grande Olanda e per quello che è il prodotto tipico della zona).

Meglio, insomma, riempirsi di campioni e affidarli a gestori che non abbiano troppe velleità tattiche. Ecco perché nell'era Del Bosque giocano insieme (Champions vinta nel 2002 contro il Bayer Leverkusen) Figo, Solari, Zidane, Raul e Morientes, con in più Roberto Carlos sulla sinistra in difesa. L'anno dopo si aggiunge nientemeno che Ronaldo il Fenomeno, quello successivo Beckham che, per fare posto a tutti gli altri campioni, si trasforma in centrocampista centrale. Solo che perdendo Makelele, la fase difensiva diventa un supplizio. Nel 2009 Florentino ci riprova con l'acquisto milionario di due tra i più grandi campioni del momento: Cristiano Ronaldo e Kakà. La Champions, però, torna con Ancelotti in panchina, nel 2014. A centrocampo, nella finale-derby con l'Atletico Madrid, ci sono Di Maria, Modric e Khedira, in attacco il tridente Bale-Benzema-Ronaldo. Due anni dopo inizia il ciclo d'oro di un altro grande gestore diventato da poco allenatore: Zinedine Zidane. La formazione è più o meno quella ma a centrocampo si aggiungono due giocatori straordinari come Kroos e Casemiro. Poi arriva l'ultimo capolavoro, quello del 2022, con il ritorno in panchina di Carletto. Non c'è più Cristiano ma ci sono due fuoriclasse del calibro di Valverde e Vinicius

La storia, insomma, insegna che a volte mettere insieme tanti campioni non è proprio così controproducente come dicono. Basta avere l'allenatore giusto. 

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