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Inter: Icardi in panchina e le "paure" di Mancini

Le parole del tecnico su Maurito: "Deve imparare, mi ricorda le situazioni di Adriano e Balotelli che si sono persi..."

30 Gen 2015 - 13:04

Maurito Icardi, mezzogiorno in panchina. Mezzogiorno di domenica, si gioca Sassuolo-Inter e questa scelta che Mancini sta elaborando: Shaqiri, Kovacic, Podolski e Palacio per comporre il reparto (3-1) offensivo. Per Icardi non è una bocciatura, bensì una sorta di meditazione su quanto gli va dicendo Mancio da due mesi: cambia modo di giocare, di proporti, di soffrire e di lottare, da centravanti che pensa sì al gol (ovvio) e anche a giocare con la squadra e per la squadra.

A tutto questo, ci sono parole che Mancini ha dettato nelle ultime ore a il Giornale, e che inquadrano la vicenda-Icardi sotto una luce tutt'altro che banale. "Icardi? Mi ricorda le situazioni di Balotelli e Adriano che, per un verso o l'altro, si sono persi. Non bastano le qualità, lui deve vivere per la famiglia e il lavoro, ma deve lavorare tanto". Ecco un punto sul quale meditare: Icardi, gli interisti, un po' tutti, interrogandosi su un attaccante che segna tanto (24 gol in 50 partite con la maglia dell'Inter), ma che spiovente pare al di fuori del "cuore" della squadra. E' giovane, si sa: farà 22 anni a febbraio. Il tempo per crescere e capire e migliorarsi c'è tutto, ma questa sorta di inquietudine che Mancini mostra lavorando con lui, queste parole per raccontare le parabole di Adriano e di Balo, sono il sintomo di un qualcosa che ancora non "lega" il progetto-Inter di Mancini a Icardi.

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