Umberto Calcagno, il vice di Tommasi all'Aic, chiede al governo un intervento chiarificatore sulla questione più delicata della ripartenza del campionato: "Il problema è la quarantena, è impensabile che con circa 1000 persone che girano in Serie A, non ne esca neppure uno positivo". Queste le parole del vice presidente a Radio Punto Nuovo. "Ci sono problemi organizzativi. Il più importante è come trattare un contagiato perché è impensabile che non si verifichi".
"Non abbiamo cambiato idea sui ritiri, i giocatori sono disposti ad andarci. Le due settimane concordate, se necessarie, si faranno - ha aggiunto Calcagno - oggi l'unica certezza che abbiamo è l'unità d'intenti a voler riprendere, ma non si può riprendere ad ogni costo". Tornando alla questione principale, il vice presidente ha precisato: "La soluzione al problema della quarantena collettiva può darci un'ottica differente, non solo al calcio, ma a tutti gli sport di squadra. Sono sport di contatto, è possibile che un calciatore si infetti, bisogna ragionare serenamente e trovare una soluzione".
"Italia fanalino di coda? Far ripartire il calcio ha un indotto esterno, un fatturato, ma anche un indotto interno: Serie B, Serie C, il mondo dilettantistico. Tutti vorremmo ripartire, oggi ci siamo molto vicini secondo me. Lo scalino più grande - ha chiarito - è la questione del contagiato, ma penso si possa risolvere. L'importante è che passi il messaggio che nessuno chiede forzature. Noi interloquiamo costantemente con la Federazione, muovendoci ognuno per conto proprio si crea confusione".
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