NBA

Nba: LeBron torna ma i Lakers vanno ko. Tatum da record per Boston, Gallinari non basta agli Hawks

James ne fa 16, ma i Kings vincono 110-106. Il numero 0 dei Celtics con 60 punti eguaglia Bird, Atlanta ancora ko con i 76ers

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La Nba riaccoglie LeBron James dopo 20 partite di assenza, ma i 16 del Re non bastano ai Lakers: Sacramento vince 110-106. Tatum nella storia dei Celtics: 60 punti nel 143-140 all’overtime sugli Spurs, eguagliato il record di franchigia di Larry Bird. Gallinari ne fa 16 ma Atlanta affonda ancora con i Sixers (104-126), Phoenix batte i Jazz 121-100 e li aggancia in testa ad Ovest. Brooklyn ko con Portland, bene Wizards, Bucks e Grizzlies.

LOS ANGELES LAKERS-SACRAMENTO KINGS 106-110
Il “Ritorno del Re” non basta ai Lakers: LeBron James rivede il parquet dopo un’assenza di venti partite per la forte distorsione alla caviglia destra, ma nonostante la sua presenza e quella di Anthony Davis i gialloviola cadono in casa contro una Sacramento orgogliosa nonostante la classifica deficitaria. Allo Staples Center è la serata di due rampanti giovani in canotta Kings: il migliore, dal punto di vista delle cifre, è Tyrese Haliburton, che segna 23 punti e distribuisce 10 assist, ma ben figura anche Richaun Holmes, che sfiora la doppia-doppia con 22 punti e 9 rimbalzi. Dall’altra parte ci sono solo quattro uomini in doppia cifra: i 22 di Davis (che raccoglie anche 11 palloni sotto le plance) e i 16 di James non bastano, l’impressione è che questa sia stata solo una partita di “riassestamento”.

BOSTON CELTICS-SAN ANTONIO SPURS 143-140 OT
Jayson Tatum entra nella storia dei Celtics e lo fa dalla porta principale, eguagliando uno dei mostri sacri della storia non solo della franchigia, ma dell’intera Nba, Larry Bird: il numero 0 mette a segno, nella vittoria contro San Antonio di stanotte, ben 60 punti, pareggiando il record assoluto a livello di club, e la sua è una prestazione decisiva per il successo soprattutto se si prendono in considerazione l’ultimo quarto e il supplementare, in cui firma ben 31 punti. Tatum, fra l’altro, è il secondo giocatore più giovane ad arrivare a quota 60, a 23 anni e 58 giorni: il migliore resta Devin Booker dei Suns, che ci riuscì a 20 anni e 145 giorni. La differenza sul parquet fra Celtics e Spurs, insomma, è tutta nell’impatto di Tatum: non bastano infatti i 30 punti e i 14 assist di DeMar DeRozan i texani, non riescono ad evitare il secondo ko consecutivo.

PHILADELPHIA 76ERS-ATLANTA HAWKS 126-104
L’unico aspetto positivo per Atlanta, alla chiusura del match del Wells Fargo Center, è che le partite contro Philadelphia in regular season sono finite. Dopo il -44 di due sere prima arriva un altro tonfo degli Hawks al cospetto dei Sixers, nonostante i 32 punti di Trae Young, tornato sul parquet dopo un’assenza di quattro partite, e i 16 di un buon Danilo Gallinari, che almeno dal punto di vista individuale riscatta la serataccia da 4 punti di quarantott’ore prima segnando quattro triple su sei tentativi. Dall’altra parte, però, Phila si risveglia dopo un inizio “soft” con un secondo quarto dal parziale di 42-20, e con un attacco tanto equilibrato da essere guidato, a livello di punti segnati, dal redivivo Dwight Howard, autore di 19 punti. Chiudono a 18, invece, Joel Embiid, Ben Simmons e Tobias Harris: tanto basta per una vittoria che consente ai Sixers di riavvicinarsi alla vetta della Eastern Conference.

PHOENIX SUNS-UTAH JAZZ 121-100
In una notte Nba ricchissima di temi particolari, passa quasi in secondo piano la sfida al vertice della Western Conference fra i Suns e i Jazz: eppure il match giocato in Arizona è importantissimo in chiave classifica, e il risultato finale consente alla squadra allenata da Monty Williams di raggiungere proprio Utah in vetta alla graduatoria, con 45 vinte e 18 perse. A fare la differenza è il solito Devin Booker, miglior realizzatore di serata con 31 punti, mentre Chris Paul, in campo solo 21’ per via dell’ampio garbage time, si limita a un’ordinaria “giornata in ufficio” da 12 punti e 9 assist. I Jazz soffrono ormai sempre più pesantemente l’assenza di Donovan Mitchell: Bojan Bogdanovic prova a tenere in piedi le speranze dei suoi con 22 punti, ma Phoenix sfrutta un primo periodo chiuso sul 39-23 e non si guarda più indietro.

BROOKLYN NETS-PORTLAND TRAIL BLAZERS 109-128
In una stagione dai ritmi infernali, che sta costringendo coach Steve Nash a inventarsi di tutto per far fronte ai problemi fisici dei suoi, ci può stare che nonostante la forza sulla carta dell’avversario di serata e la possibilità di dare ai rivali della Eastern Conference (Sixers e Bucks su tutti) un appiglio nella corsa al primo posto venga sacrificata una superstar: quarantott’ore fa è toccato a Kyrie Irving guardare i suoi compagni dalla panchina, questa sera a Kevin Durant. L’assenza dell’ex Thunder e Warriors si dimostra determinante nell’economia di una partita dominata da Damian Lillard, autore di 32 punti, e Jusuf Nurkic, in doppia-doppia con 23 punti e 11 rimbalzi. Irving è l’unico a salvarsi nella particolare canotta celeste con bordi rossi dei Nets, segnando 28 punti, ma i Blazers controllano efficacemente nella ripresa e non corrono rischi fino alla sirena conclusiva.

CHICAGO BULLS-MILWAUKEE BUCKS 98-108
L’assenza di Zach LaVine per i Bulls pesa più di quella di Giannis Antetokounmpo per i Bucks, soprattutto perché a fare le veci del ‘Greek Freak’ ci pensano dal punto di vista offensivo Khris Middleton e Brook Lopez, autori entrambi di 22 punti nel relativamente facile successo di Milwaukee. Sugli scudi, per la franchigia del Wisconsin, anche Bobby Portis, autore di 16 punti e 14 rimbalzi, e Bryn Forbes, anch’egli in doppia-doppia con 10+13 a tabellino. Chicago mastica invece ancora amaro, nonostante i 21 di Coby White, i 17+15 di Nikola Vucevic e i 16+10 di Daniel Theis: è la quarta sconfitta nelle ultime sei uscite, il decimo posto ad Est dista tre partite e la quarta mancata qualificazione ai playoff in altrettante stagioni si fa sempre più vicina.

CLEVELAND CAVALIERS-WASHINGTON WIZARDS 93-122
Il contemporaneo ko dei Bulls sta più che bene a Washington, che contro Cleveland ottiene la vittoria numero dieci delle ultime undici uscite stagionali ed è vicinissima alla qualificazione al play-in tournament, dove promette scintille. Nonostante l’ampio garbage time, per il quale possono godere di molti minuti di riposo, i protagonisti in canotta Wizards sono immancabilmente Bradley Beal e Russell Westbrook: il primo è top scorer dei suoi con 19 punti, il secondo firma la tripla-doppia numero 13 del mese con 15 punti, 12 rimbalzi e 11 assist. Ai Cavs non bastano 22 di Collin Sexton per restare in partita: la stagione è ormai compromessa e manca solo l’aritmetica a condannare la franchigia dell’Ohio ad un’altra stagione senza postseason.

MEMPHIS GRIZZLIES-ORLANDO MAGIC 92-75
Basta il minimo sindacale dal punto di vista offensivo, a Memphis, per superare i derelitti Magic, incapaci di segnare più di 75 punti in una Lega che viaggia regolarmente sopra i 100. I Grizzlies, insomma, non devono strafare: bastano 20 punti di Dillon Brooks, 14 di Jonas Valanciunas (che aggiunge 15 rimbalzi) e 13 di Kyle Anderson per vincere, e non serve nemmeno il miglior Ja Morant, che si ferma a quota 8 pur regalando giocate spettacolari come una “windmill dunk” nelle ultime battute del secondo periodo. Orlando è tutta nei 15 punti di Cole Anthony e Mo Bamba, che raccoglie anche 15 rimbalzi: davvero poco per sperare di dare un senso a uno degli utlimi match di una stagione che i tifosi dei Magic vorranno certamente dimenticare al più presto.

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