Il 26 aprile 2005 il grande velocista annunciò il suo ritiro dalle corse
Pochi ciclisti, in epoca contemporanea, hanno vinto quanto Mario Cipollini. Probabilmente il più grande velocista italiano, se non dell’intera storia di questo sport, vanta ben 189 vittorie complessive in carriera, tutte in volata, e detiene ancora oggi il record di vittorie di tappa al Giro d’Italia, 42. A Zolder, in Belgio, ottenne il suo successo più grande, il Mondiale del 2002, riportando il titolo iridato in Italia a dieci anni di distanza dall’ultima volta. La sua personalità forte e carismatica è sempre stata ben rispecchiata dai suoi due soprannomi, “Re Leone” e “Super Mario”. Decise di dire basta in questo stesso giorno di quindici anni fa, a pochi giorni dalla partenza del Giro d’Italia.
Toscano verace, nato a Lucca il 22 marzo 1967 e cresciuto a San Giusto di Compito, frazione di Capannori, Cipollini si appassiona presto al ciclismo, complice l’attività professionistica del fratello Cesare (vincitore del Giro dell’Emilia 1983). Fisico prestante e gamba velocissima, nelle categorie juniores sfiora le cento vittorie (98, per la precisione) e si fa notare per la vittoria del titolo mondiale 1985 della cronosquadre, assieme a Maurizio Dametto, Davide Gallerani e Adriano Lorenzi. Il destino è scritto: Mario diventerà un ciclista professionista.
Lo fa nel 1989, con il team Del Tongo e ci mette poco a vincere la sua prima corsa, una tappa del Giro di Puglia, il 20 aprile di quell’anno. Il 1° giugno vince la sua prima tappa al Giro d’Italia, con arrivo a Mira. Con la Del Tongo vince altre 20 corse tra il 1990 e il 1991. Nel 1992 passa, con l’addio di Del Tongo al ciclismo, alla GB-MG, ottenendo altre quattro vittorie al Giro di quell’anno (con la conquista della maglia ciclamino della classifica a punti) e la sua prima vittoria al Tour de France, nella tappa con arrivo a Les Sables d’Olonne del 4 luglio 1993. La sua carriera sembra lanciatissima quando, nel 1994, viene ingaggiato dalla Marcatone Uno, ma un infortunio causato da una rovinosa caduta nella tappa di Salamanca della Vuelta lo costringe a saltare il resto della stagione,
Giro e Tour compresi (la Vuelta, allora, si correva in primavera). Nel 1995 Mario si rifà con gli interessi: sono ben 17 le vittorie complessive, due delle quali al Giro e altre due al Tour. Il ritorno è trionfale. L’anno successivo la squadra cambia il nome in Saeco. Con l’iconica maglia rossa Cipollini vivrà alcuni dei suoi successi più esaltanti, soprattutto al Giro d’Italia: quattro successi di tappa nel 1996 (anno che lo vedrà vincere anche i campionati italiani qualche settimana più tardi), cinque nel 1997 (con due giorni in maglia rosa e la vittoria della classifica a punti), ancora quattro nel 1998 e nel 1999 (un giorno in rosa), uno nel 2000 (in cui si ritirò dopo dodici tappe), altri quattro nel 2001. Al Tour de France vince una frazione nel 1996, due nel 1997 e nel 1998, ben cinque nel 1999. Negli anni successivi vive un rapporto conflittuale con l’organizzazione della Grande Boucle, che nel 2001 addirittura non inserisce la Saeco nell’elenco delle squadre partecipanti.
Chiusa l'esperienza Saeco, Super Mario cerca nuovi stimoli, che arrivano dalla Acqua e Sapone-Cantina Tollo, squadra con cui diventerà definitivamente il più grande al mondo: nel 2002 il Re Leone conquista nell’ordine una tappa al Giro del Mediterraneo e un’altra alla Tirreno-Adriatico, mette in bacheca la sua prima Milano-Sanremo e la sua terza Gand-Wevelgem, vince ben sei tappe al Giro (completando il successo con la maglia ciclamino) e assapora per la prima volta il successo alla Vuelta vincendo tre frazioni. Proprio la corsa spagnola è strategica per Cipollini, che punta tutto al Mondiale in programma a Zolder pochi giorni dopo. Una corsa che lo incoronerà campione del mondo dopo una volata epica, al termine di una corsa velocissima (oltre 46 km orari di media). È il momento più alto della sua carriera, che lo consacra nella storia del ciclismo internazionale. L’anno con la maglia iridata, però, è decisamente più avaro di soddisfazioni: Cipollini (la cui squadra ha cambiato il nome in Domina Vacanze) vince due tappe alla Tirreno-Adriatico e due al Giro, ma con la concorrenza che cresce alle sue spalle e problemi fisici derivati da due importanti cadute proprio al Giro, una nel 2003 e una nel 2004, le vittorie complessive in ventiquattro mesi sono solo sei. Nel 2005 Cipollini firma con un altro team, la Liquigas, ma il 26 aprile di quello stesso anno annuncia ufficialmente, a sorpresa, il suo ritiro. Gli organizzatori del Giro gli regalano un’ultima passerella durante il cronoprologo di Reggio Calabria, il 7 maggio: il Re Leone viene accolto da un’ovazione dei tifosi, ma non basta ad avere ripensamenti, almeno immediati. “Per un ‘vecchietto’ come me, che ha dato molto al ciclismo e molto ha ricevuto, ora è più importante saper scegliere il momento in cui fermarsi” dirà, chiudendo a 38 anni col ciclismo di alto livello.
A dire il vero, dopo il capitolo finale c’è un’ulteriore appendice. A inizio 2008, trascorsi quasi tre anni dal ritiro ufficiale, Cipollini annuncia, sempre a sorpresa, la firma di un contratto con la formazione statunitense Rock Racing. Gareggia a febbraio al Tour of California, conquistando un terzo posto nella tappa di Sacramento, ma decide di ritirarsi definitivamente pochi giorni dopo e appendere definitivamente la bici al chiodo. La sua ultima vittoria resta, quindi, quella del 7 marzo 2005, al Giro della Provincia di Lucca, praticamente a casa sua. Un modo decisamente romantico per chiudere una carriera epica e irripetibile.