L'alpinista e climber di fama mondiale vittima di una caduta durante un'escursione in Trentino
di Stefano Gatti© Hervé Barmasse
L'alpinismo italiano e in particolare il mondo dell'arrampicata hanno perso martedì 3 giugno uno dei loro protagonisti più amati e rispettati: Cristian Brenna. Il forte alpinista e climber originario di Bollate (in provincia di Milano) ha perso la vita durante un'escursione sulle montagne dell'Alto Garda. Cristian è scivolato mentre percorreva un sentiero di cresta sul Monte Biaena (provincia di Trento) a quota 1350 metri, precipitando per decine di metri sulle rocce sottostanti. I tecnici del Soccorso Alpino allertati dal suo compagno d'escursione non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso a causa della gravità dei traumi riportati nella caduta. L'incidente fatale a Brenna è avvenuto a pochi chilometri in linea d'aria dalle falesie di Arco, sito di arrampicata di fama mondiale e teatro di tanti exploit di Cristian, che avrebbe compiuto cinquantacinque anni il prossimo 22 luglio ed era padre di Filippo e Sofia, quest'ultima atleta della Nazionale U17 e neocampionessa italiana giovanile di arrampicata nella special Lead.
Lui stesso membro del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, Cristian Brenna era Guida Alpina, faceva parte dei Ragni di Lecco e negli anni Novanta del secolo scorso era stato atleta azzurro di arrampicata, raggiungendo livelli tecnici altissimi, prima di allargare i suoi orizzonti alle spedizioni sulle montagne più alte del pianeta e in Sudamerica. Aveva iniziato ad arrampicare a quindici anni, prendendo parte dal 1991 alla Coppa del mondo di arrampicata: sette volte sul podio con tre terzi posti, tre secondi posti e un primo posto conquistato a Courmayeur nel 1998. Come migliori risultati finali aveva ottenuto il terzo posto nella stagione 1996 e nella stagione 2000 e il secondo posto nella stagione 1998. In campo europeo Brenna aveva vinto due medaglie d'argento nella specialità lead, in entrambi i casi in Germania: nel 1998 a Norimberga, due anni dopo a Monaco di Baviera. Aveva inoltre vinto una terza medaglia d'argento nella specialità velocità nell'edizione sempre in Germania (1992 a Francoforte). A livello nazionale invece era stato tre volte campione italiano, conquistando tre edizioni della Coppa Italia lead di arrampicata. Una ventina d'anni fa si era ritirato dalle competizioni per dedicarsi all'attività alpinistica e a quella di tecnico delle squadre nazionali FASI (Federazione Arrampicata Sportiva Italiana).
Nel 2005 Brenna aveva preso parte alla sua prima spedizione extraeuropea in Pakistan ("UP-Project") con Luca "Rampikino" Maspes, Hervé Barmasse, Gianluca Bellin, Francesca Chenal, Ezio Marlier, Giovanni Ongaro, Giovanni Pagnoncelli e Fabio Salini. Il gruppo aveva aperto diverse vie, tra le quali Up & Down sullo scudo del Chogolisa (800 m, 7a/A1) a 5000 metri di quota. Pochi giorni dopo l'apertura Cristian Brenna era riuscito a liberarla, superando difficoltà fino al 7c.
Nel febbraio 2008, dopo un tentativo nel gennaio del 2007 e un incidente che causa il ritiro a Giovanni Ongaro, assieme a Hervé Barmasse Cristian aveva superato l'inviolata parete nord del Cerro Piergiorgio con la via La Routa de l'Hermano (950 m, 6b+/A3). La parete costituiva uno degli ultimi grandi problemi alpinistici della Patagonia e aveva resistito a molti attacchi, a partire dal tentativo dei Ragni di Lecco guidati da Casimiro Ferrari nel 1985.