L'alpinista valtellinese ha risposto alle polemiche avanzate dal collega Simone Moro sull'effettivo raggiungimento delle quote più alte del mondo
"Il vero problema è il mal di pancia che si ha sempre: io non metto in dubbio quello che fanno gli altri, ma qua c'è l'invidia". Marco Confortola non si nasconde e risponde agli attacchi riguardanti la scalata di tutte le vette sopra gli 8.000 metri presenti nel mondo. L'alpinista valtellinese ha completato l'ultimo "gigante" della montagna lo scorso 20 luglio giungendo in cima al Gasherbrum I, tuttavia una serie di colleghi come Silvio Mondinelli e Simone Moro hanno messo in dubbio l'impresa.
A far divampare le polemiche è stato proprio il bergamasco che, in un'intervista a "Lo Scarpone", il portale del Club Alpino Italiano (CAI), ha contestato le scalate del Makalu, del Kangchenjunga, delll'Annapurna, del Nanga Parbat e del Dhaulagiri. "Quello che stiamo portando avanti non è un trattamento contro Confortola, ma a favore della verità e degli obblighi e doveri di un alpinista: se vai nelle scuole, se vuoi fare il formatore, vuol dire che sei un simbolo di onestà, del senso civico e dei valori. E nei valori c'è anche quello della verità e di saper provare la tua verità - ha spiegato Moro -. Sono stato 121 volte in Nepal, da quasi 35 anni vado li e posso dire che non si muove foglia nel mondo di quelle scalate senza che non lo venga a sapere e come me moltissime altre persone. Oggi è impossibile nascondere qualcosa. Ho raccolto e mostrato molte versioni di persone diverse che dicono e scrivono nero su bianco che Confortola queste vette non le ha salite. Allora abbiamo chiesto pubblicamente: mi dimostri per piacere che tu queste vette le hai salite? Mi fai vedere le foto di vetta? E già a questa domanda arriva la risposta: tante delle foto di vetta non sono le sue e sono taroccate senza timore di smentita visto che sono state fatte vedere ai veri autori e pure fatte analizzare da esperti grafici e fotografi".
Non è mancata la risposta di Confortola che ha portato le prove richieste dal collega per confermare di aver scalato tutti e quattordici gli 8000 presenti sul globo: "Mi dispiace perché tutte le volte c'è sempre una questione, non parliamo mai di cose importanti, di cose belle, ma dobbiamo soffermarci sempre sulle polemiche. Perché non parliamo della scuola in Nepal o dell'intervento di soccorso al Dhaulagiri dove ne abbiamo salvati sette? Nella società oggi e anche nel mondo dell'alpinismo, quante polemiche - ha concluso il valtellinese -. Sull'Annapurna è la mia parola contro quella di Silvio Mondinelli. Lui scendeva e io salivo. Sul Kangchenjunga ho avuto un edema corneale: lì c'è un orologio, ma l'orologio non va bene. Fate quello che volete, io ero in cima, poi fate quello che volete. Sul Nanga sono tre anni che continuano a martellare ma c'è il certificato di vetta"