Ricostruiamo quanto accaduto al 29enne atleta trentino drammaticamente scomparso per un malore durante una normale prova di orienteering
di Ferdinando Savarese© Fiso
La famiglia di Mattia Debertolis, specialista di orienteering deceduto a Chengdu in Cina lunedì 11 a seguito del malore avuto durante i World Games, composta dalla madre Erica Zagonel e da fratello Nicolò, è atterrata questa mattina alla Malpensa accolta dal Presidente della Fiso, Alfio Giomi, dopo il loro drammatico viaggio di andata della speranza che purtroppo ha permesso solo di dare l'estremo saluto a Mattia, la cui salma invece dovrebbe rientrare in Italia nella giornata di sabato 16, con i funerali presumibilmente previsti lunedì 18 nella sua città di Primerio San Martino di Castrozza in Trentino.
Una tragedia immane quella capitata al 29enne ingegnere che viveva da qualche anno a Stoccolma, dove svolgeva un dottorato di ricerca, in merito alla quale la Federazione Italiana di Orienteering ha deciso per ora di non rilasciare nessuna intervista, ma che abbiamo ricostruito più nel dettaglio per spiegare quanto accaduto che va con estrema probabilità ascritto a una tragica fatalità, partendo subito dall'essenza di quanto ci hanno confidato avesse dichiarato proprio Mattia alla viglia delle gare in Cina, vale a dire il suo desiderio di affrontarle con la massima serenità per il piacere di disputarle.
Erano di fatto tre le competizioni che Debertolis avrebbe dovuto disputare nei World Games, una staffetta e due prove individuali, di cui una sprint della durata media di 20 minuti circa e una middle di circa 40 minuti, e la tragedia si è consumata proprio durante questa che era la prova inaugurale della manifestazione, su un percorso tecnico di circa 6 km su un sentiero nei boschi e con temperature molto alte di 43 gradi, ma va evidenziato come ci fossero secondo il regolamento internazionale ben 20 punti di ristoro con acqua, ghiaccio e altro dislocati quindi ogni 300 metri, con ogni atleta in gara, circa 80 tra uomini e donne, dotato di un gps per rilevare sempre la relativa posizione.
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Il malore accusato da Debertolis è avvenuto prima della metà gara, dopo nemmeno 20 minuti di una competizione in cui tra l'altro ben pochi partecipanti si sono ritirati a dimostrazione che non c'erano condizioni impossibili, con l'atleta che per cause attualmente inspiegabili è uscito dal tracciato ufficiale tra gli alberi e, dopo avere evidentemente girovagato per qualche secondo, è svenuto cadendo in un cespuglio nascosto e, quando si è perso il suo contatto tramite gps probabilmente danneggiato, le ricerche per capire dove fosse sono state purtroppo molto lunghe.
Alla fine di un tempo interminabile, pare tra i 35 e i 40 minuti, è stato avvistato proprio da un carabiniere italiano addetto all'organizzazione, Alessio Tenani, che ha subito chiamato l'ambulanza arrivata invece dopo pochissimi minuti, ma purtroppo Mattia forse anche a causa del trauma cranico subito cadendo non si sa bene come, era già in coma, con gran parte delle sue funzioni vitali che si erano irrimediabilmente compromesse, anche se non il cuore in quanto non gli è stato praticato nessun massaggio cardiaco.
Secondo sempre le testimonianze da noi raccolte, poi, dal momento del ritrovamento la macchina organizzativa sanitaria cinese è stata perfetta con immediato trasferimento in un ospedale specializzato, e consulti di importanti medici, ma purtroppo non c'è stato nulla da fare anche se c'è stato inizialmente un lieve miglioramento da parte del giovane mai uscito peraltro dal coma iniziale, e poi un crollo improvviso che ha portato al decesso.
Una concausa di eventi sfortunati, il destino che si accanito contro il giovane atleta che aveva fatto sin da bambino dell'orienteering la sua passione, in quanto sarebbe bastato che il malore l'avesse colpito pochi metri dopo, presumibilmente era a meno di 100 metri da un posto di ristoro, o solamente che si fosse accasciato sul percorso dove transitavano tanti altri atleti dietro di lui, e invece ha preferito abbandonare il percorso certamente convinto che bastasse solo fermarsi un attimo in disparte per rifiatare.
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