Inter: ci pensa Icardi, l'incompreso del gol

Maurito tocca quota 25 reti e migliora se stesso trascinando i nerazzurri verso la Champions. Eppure c'è chi dice...

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Non lo ameranno mai abbastanza. Per una vita privata che è lineare e adulta a dispetto delle apparenze ma che proprio le apparenze fanno sembrare così odiosa e per quel modo di giocare lì, da centravanti antico dentro un calcio moderno. Eppure Maurito Icardi l'Inter se l'è cucita addosso da tempo e da tempo se la prende sulle spalle. Spalle larghe nonostante quel viso da ragazzino e poco da leader. E nonostante una carta d'identità che adesso fa pari e patta con le reti segnate quest'anno: 25, come gli anni appunto. Rieccolo il punto cruciale: un centravanti antico e un rinnovato senso del gol.

Eppure c'è chi continuano a ripetere che pensa solo ai soldi - falso, altri lo fanno molto più di lui -, che se non segna è come se non ci fosse, che incide solo a tratti e che se la manovra non è fluida è perché lui non aiuta la squadra a giocare. Però nella corsa Champions della sua Inter, i 25 gol mal distribuiti (otto marcature multiple: 4 gol alla Samp, una tripletta e 6 doppiette. Ha segnato in 14 partite su 29 in questa stagione) hanno un peso specifico molto significativo. Come non può essere trascurata la difficoltà evidente dei nerazzurri di vincere quando Maurito non mette la firma sulle partite. E allora qual è la verità? E come si deve leggere Icardi?

Forse è il caso di tornare alla carta d'identità per un attimo. E' vero che Icardi può e deve contribuire di più allo sviluppo della manovra, ma ha 25 anni. Solo 25 anni. Il suo margine di crescita è ampio. Quello che non sa fare oggi, lo farà domani. Si può imparare. Quello che invece hai dentro oppure non hai è l'istinto del killer da area di rigore, quello che gli ha permesso di superare quota 20 gol in tre delle ultime quattro stagioni. Non è una cosa da tutti, è una rarità.

Per questo l'Inter se lo tiene stretto anche se il suo popolo non lo amerà mai abbastanza e per questo molte squadre importanti hanno messo gli occhi su di lui da tempo. Perché dentro quel centravanti antico che suona stonato in questo calcio moderno, c'è pur sempre la capacità attuale e non banale di buttarla dentro. Sempre. O quasi. E anche la leggerezza di saper andare oltre le critiche. Dopo il derby, dopo la serata storta del derby, è stato fatto a pezzi. E non è facile per niente sentirsi addosso tutta quella pressione e ripartire. Invece Maurito non ha fatto una piega, non ha alzato mai la voce e ha tirato dritto per la sua strada. Una strada che porta in Europa. A suon di gol.

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