Servono davvero le seconde squadre, ovvero le squadre-B? "Servirebbero sì, per la crescita dei nostri giovani calciatori". Lo si dice oggi, lo si è detto anche ieri, da un Mondiale finito presto (2014) a un Mondiale nemmeno cominciato (il prossimo in Russia) per la Nazionale italiana. All'epoca brasiliana, nel subbuglio post-eliminazione era stato il vicepresidente Figc Demetrio Albertini ad avviare il discorso, che poi non piaceva a Tavecchio. Quattro anni dopo il progetto-squadre B ha fatto parte dei discorsi del dopo-Tavecchio, e oggi è sostenuto dal commissario Figc Fabbricini.
Arrivato al confronto con la Lega Pro, ieri a Roma, il progetto da introdurre nel 2018-'19 è stato rinviato. Come minimo di una stagione, ovvero al 2019-'20 per la (ovvia) resistenza dei club di Lega Pro che si vedrebbero svuotare le già magre casse societarie con la mancata valorizzazione dei giovani che i grandi club mandano nelle società di provincia, per poi riprenderli -se riescono a emergere- versando il premio, appunto, di valorizzazione. Senza un adeguato, e preventivo, indennizzo, la Lega Pro non può dare il consenso.
Fabbricini ne ha preso atto, e assieme al presidente Lega Pro Gravina ha deciso di soprassedere e riprendere la discussione più avanti. Dicono che il confronto sia stato comunque positivo.
Un bene o un male, il rinvio? Il modello che piace -non si sa quanto ripetibile- è quello spagnolo. Con i grandi club (Barcellona e Real per intenderci) che nelle loro squadre-B (che militano nel campionato di seconda divisione, com'è la nostra Serie B) vedono crescere e affermarsi i loro giovani (l'esempio più eclatante, Lionel Messi). Ha spiegato Guardiola: "Le squadre B in Spagna affrontano, coi loro giovani, avversari di esperienza, che hanno anche 28-30 anni, si gioca in stadi con 40 mila spettatori e c'è tutto quello che serve per imparare".
Ora, in Inghilterra, Guardiola non è soddisfatto del modello inglese delle squadre B, non così competitivo come quello spagnolo. Le squadra B ci sono anche in Francia e Germania, con modalità comunque differenti rispetto a quelle spagnole.
Ora appuntamento al 29 marzo, quando Fabbricini incontrerà le componenti di tuto il calcio italiano per avviare la riforma dei campionati, passo necessario e strategico per il futuro. Anche delle squadre B.
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